Il mondo editoriale cattolico è stato al centro della riflessione odierna dei partecipanti al secondo Seminario internazionale degli editori paolini. Il punto di partenza sono state le relazioni di tre esperti che hanno condiviso la loro esperienza di lavoro in alcuni grandi gruppi editoriali cattolici di respiro mondiale.
Per l’ambito francofono è intervenuto il dottor Georges Sanerot, presidente uscente del Consiglio di amministrazione del gruppo Bayard, con sede in Francia ma con un grande sviluppo internazionale. Tra le altre cose, il dottor Sanerot ha messo in rilievo un aspetto che è ritornato come un’eco anche negli altri interventi: la centralità del lettore o, in generale, del destinatario. «Un posto centrale», ha detto infatti, «è stato sempre dato al lettore, alle sue domande e alle sue aspettative. Ieri come oggi, è grazie alla qualità dei rapporti con il pubblico che le squadre di Bayard portano avanti lo sviluppo, assumendo i necessari cambiamenti e immaginando prodotti innovativi».
Il dottor Pedro Miguel Garcia, direttore della casa editrice spagnola PPC, ha presentato la situazione dell’editoria cattolica nel mondo ispanico. Si tratta di una realtà molto ampia, essendoci nel mondo 590 milioni di persone che parlano spagnolo. È necessario perciò superare i particolarismi e avere una visione più globale. Occorre, anzi, una “conversione” editoriale, che rompa la classica catena idea, autore, editore, libro, libraio… per partire da coloro a cui ci si rivolge, dai loro bisogni. Forti, comunque, della convinzione che abbiamo qualcosa di buono da comunicare, la buona notizia del Vangelo.
Per l’ambito anglosassone è intervenuto, infine, il dottor Sean Lovett, giornalista e Direttore della programmazione di lingua inglese di Radio Vaticana. Egli ha messo in rilievo alcuni aspetti da tenere sempre presenti, considerando che il mondo non è tutto uguale. Ad esempio, meno della metà della popolazione ha accesso a internet. Perciò «quelli che ora chiamiamo "media tradizionali" (stampa, radio, televisione...) continueranno a stare con noi ancora per molto, molto tempo. Questi mezzi tradizionalicontinueranno a fondersi naturalmente con le tecnologie dei nuovi media». Ecco perché, ha concluso Lovett, «indipendentemente dalla piattaforma multimediale, gli utenti continueranno a essere guidati dalla qualità del contenuto che offriamo…
E quando si tratta di fornire contenuti, nessuno lo fa meglio di noi. Nessuno ha storie migliori da raccontare. Nessuno le dice meglio. Dopo tutto, lo facciamo in ogni modo possibile — usando l’arte, l’architettura, la musica e la parola stampata — da oltre 2000 anni».
Ha suscitato grande interesse e un intenso dibattito la relazione pomeridiana di don Giacomo Perego, coordinatore internazionale del Centro biblico San Paolo, che ha parlato dell’essere editore secondo lo spirito di don Alberione. Don Perego ha invitato a riscoprire l’“acqua viva” che ancora si trova nei “pozzi” del nostro padre fondatore. Don Alberione ci invita, prima di tutto, a essere pieni di quello che vogliamo dare, Gesù Cristo; in secondo luogo alla dimensione della pastoralità, nel senso di «permettere al Cristo di vivere in noi e di continuare ad applicare il suo metodonel modo di incontrare le persone, nel modo di testimoniare il volto del Padre, nel modo di essere luce con la parola, i gesti, il dono della vita». Secondo don Perego, infine, il fondatore ci chiede di vivere una comunione aperta al mondo e ai suoi linguaggi, una comunione che parte dall’interno tra sacerdoti e discepoli e include i cooperatori e tutta la Famiglia paolina.