SIGLE BIBLIOGRAFICHE
usate nelle citazioni dei pensieri
AD = Abundantes divitiae gratiae suae: testo di don G. Alberione (1953). Edizione e note illustrative in Opera Omnia, Roma 1998.
AE = L’Apostolato dell’Edizione: manuale direttivo di formazione e di apostolato. Lezioni tenute da don G. Alberione e riprese dalle alunne Figlie di San Paolo. Edizione e note illustrative in Opera Omnia, Roma 2000.
APim = L’Apostolo Paolo ispiratore e modello: annotazioni personali di don G. Alberione. Edizione e note illustrative in Opera Omnia, Roma 2008.
ATP = Appunti di Teologia Pastorale: testo di don G. Alberione, pubblicato in prima edizione (fotostatica) nel 1912 e successivamente rimaneggiato. Edizione e note illustrative in Opera Omnia, Roma 2002.
BM2 = Brevi meditazioni per ogni giorno dell’anno, di don G. Alberione, volume II, Alba 1948.
CISP = Carissimi in San Paolo: lettere, articoli, opuscoli, scritti inediti di don G. Alberione dal 1933 al 1969, a cura di Rosario Esposito ssp, EP, Roma 1971.
CS = Catechismo sociale, Elementi di sociologia cristiana. Edizione e note illustrative in Opera Omnia, Roma 1985.
DA = La Donna associata allo zelo sacerdotale: per il clero e per la donna. Edizione e note illustrative in Opera Omnia, Roma 2001.
ECM = Eco di Casa Madre, bollettino d’informazioni e di direttive.
EMC = Esercizi e meditazioni del Primo Maestro e Conferenze della Prima Maestra nelle case d’America, Figlie di San Paolo, Derby, NY 1952.
ER = Esercizi e Ritiri: meditazioni di don G. Alberione, vol. I, Figlie di San Paolo, Alba 1935.
FP = Alle Famiglie Paoline: raccolta di cinque articoli di don G. Alberione: Formazione umana. Formazione sociale, Il lavoro, La Provvidenza, «Portate Dio nel vostro corpo»; EP, Roma 1954.
FSP = Fedeltà allo spirito paolino: meditazioni, EP, Roma 1965.
HM = Haec meditare: raccolta di meditazioni in vari volumi, Figlie di San Paolo, Alba-Roma 1939.
IA = Ipsum audite: serie di opuscoli contenenti esercizi spirituali, ritiri, meditazioni tenute da don G. Alberione alle Pie Discepole del Divin Maestro, Alba-Roma.
LMT = Lettere a Maestra Tecla Merlo, Figlie di San Paolo, Roma 1987.
Pr = Predicazione: ampia raccolta dattiloscritta contenente soprattutto meditazioni e prediche di don G. Alberione, messa insieme dalle Figlie di San Paolo, a Grottaferrata, in vista del capitolo generale speciale 1969-71. La raccolta è ordinata per argomenti, dei quali con diverse sigle citiamo: A (apostolato) - D (diffusione, propaganda) - E (esame di coscienza) - PB (pietà biblica) - PR (pratiche religiose, sottodivisa in più fascicoli) - VR (vita religiosa, sottodivisa in a: parte ascetica, e g: generale).
Nota. - Il riferimento alle pagine riguardanti questa raccolta o repertorio sistematico è alquanto approssimativo perché ci sono stati diversi cambiamenti col passare da un supporto (fogli) ad un altro (quadernetti) o al digitale. Inoltre in alcuni casi (nn. 149, 253, 276 e 341) non si è riusciti a risalire alla fonte originale e perciò si rimanda a passi in certo modo di contenuto equivalente; detti nn. vanno segnalati con un asterisco (*).
SCS = Strumenti della comunicazione sociale: serie di conferenze su questo tema. EP, Roma 1964.
RSP = Per un rinnovamento spirituale, Predicazione alle comunità paoline di Roma 1952-1954. Edizione e note illustrative in Opera Omnia, Roma 2006.
SdC = Spiegazione delle Costituzioni: istruzioni tenute da don G. Alberione durante gli esercizi straordinari delle Figlie di S.P. (Ariccia, 1961), Figlie di San Paolo, Roma 1962.
SdM = Santificazione della mente: raccolta di articoli formativi di don G. Alberione, EP, Roma 1956 (uso manoscritto).
SE = Ss. Spirituali Esercizi, Istruzioni alle Maestre [ottobre 1936], vol. 2, Figlie di San Paolo, Roma – Alba 1937.
SP = San Paolo, Bollettino interno della Società San Paolo.
SPa = Spiritualita paolina, Devozioni della prima settimana del mese, Figlie di San Paolo, Roma 1962.
UPS = Ut Perfectus sit Homo Dei: raccolta delle istruzioni normative di don G. Alberione durante il corso di Esercizi spirituali di un mese (aprile 1960). Pubblicata in 4 volumi, ora (senza le meditazioni tenute da altri sacerdoti paolini) concentrati in unico volume: Edizione e note illustrative in Opera Omnia, Roma 1998.
V = Vademecum, Selezione di brani sulle linee qualificanti del suo carisma, a cura di Angelo Colacrai, EP, Roma 1992.
VCG = Viviamo in Cristo Gesù: due corsi di Esercizi (Si vis perfectus esse, 1933; e Mihi vivere Christus est, 1938). Edizione e note illustrative in Opera Omnia, Roma 2008.
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Vi è una linea retta tra “in principio erat Verbum; et Verbum erat apud Deum” [in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio: Gv 1,1] e la consumazione dei tempi e l’eternità nostra in Dio per Gesù Cristo. Questa linea (o via) è Gesù Cristo, Via, Verità e Vita [cf Gv 14,6].
Dio è uno nella natura, trino nelle Persone: e, per attribuzione, si dànno la potenza al Padre, la sapienza al Figlio, l’amore allo Spirito Santo.
Le opere di Dio ad extra sono delle tre Persone. Disse Dio: «Facciamo l’uomo ad immagine e somiglianza nostra» [Gn 1,26]. Ma ognuna delle tre divine Persone ha comunicato qualcosa della sua proprietà. Il disegno si attribuisce al Figlio: “Per quem omnia facta sunt” [tutto è stato fatto per mezzo di lui: Gv 1,3; cf Col 1,16]. Come Dio è uno, così l’uomo è uno; ma vi sono in lui tre facoltà: la volontà, riflesso dell’onnipotenza del Padre; l’intelligenza, riflesso della sapienza del Figlio; il sentimento, riflesso dell’amore dello Spirito Santo.
Dio elevò l’uomo all’ordine soprannaturale, conferendogli la grazia divina; dono gratuito, appunto perché è grazia. E questa, riflettendosi sull’intelligenza produsse la fede; riflettendosi sul sentimento, comunicò un amore soprannaturale; riflettendosi sulla volontà, comunicò una particolare fortezza. Dio “erat simul condens naturam et fondens gratiam” [stava allo stesso tempo fondando la natura e infondendo la grazia].[1]
Adamo peccò. Perdette la grazia che lo costituiva amico di Dio; e rimase in deterius commutatus [mutato in peggio][2] anche quanto alla mente, sentimento, volontà. Aveva bisogno di essere riabilitato nel suo stato primitivo mediante la grazia ed i beni con essa connessi. Il Figlio di Dio venne a riparare la primitiva costruzione, restaurare l’uomo e le sue facoltà.
Per questo restaurò la mente (è Verità), restaurò la volontà (è Via), restaurò il sentimento (è Vita).
Gesù Cristo vive nel cristiano, rifatto immagine e somiglianza di Dio Uno e Trino: in Gesù Cristo in cielo, in Gesù Cristo di cui è membro; si immergerà per il Cristo in Dio Uno e Trino; ogni Persona divina contribuisce alla beatitudine dell’uomo, delle sue tre facoltà. Perché sia piena la felicità, ogni facoltà sarà appagata nelle sue aspirazioni.
Incomincia l’eternità felice; la via è stata Gesù Cristo; la retta ha il compimento.
Tutto il mondo è un intero esemplare di Dio Uno e Trino.
[1960: UPS I, 368-369]
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Venne Gesù Cristo, mandato dal Padre, che restaurò l’uomo, facendone una seconda edizione, tanto migliorata. Così l’uomo, passando attraverso a Gesù Cristo Mediatore, si presenterà a Dio purificato e santo nella sua mente, volontà, sentimento.
Qui sta tutto il Cristianesimo: la fede in Gesù Cristo; la morale in Gesù Cristo; il culto in Gesù Cristo. Qui è tutta la nostra santissima religione: dogma, morale e culto.
L’uomo diviene nuovamente l’immagine restaurata di Dio Uno e Trino.
La divozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita porta al perfetto culto a Dio.
Quanto più il Paolino la vive, tanto più è simile al Divin Esemplare Gesù Cristo.
Gesù Cristo è la vite, noi i tralci; da Lui arriva a noi la linfa divina per i frutti. Chi è unito alla Vite-Cristo “hic fert fructum multum” [questi porta molto frutto: Gv 15,5].
Tutto l’uomo va a Dio; Dio per mezzo di Gesù Cristo si unisce all’uomo.
Lo studio del catechismo e della teologia ci fa apprendere il dogma, la morale, il culto; significa conoscere sempre meglio Gesù Cristo Via, Verità e Vita ed il suo Corpo Mistico che è la Chiesa.
Lo studio stesso è ordinato alla pietà.
La preghiera teologale e che porta alla vita teologale è contenuta negli atti di fede, speranza, carità; con estrema chiarezza e brevità.
[1960: UPS II, 149-150]
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Gesù Cristo è il Maestro che meglio ha rispettato la persona umana, la sviluppa nelle sue facoltà naturali e soprannaturali, la eleva e dirige a partecipare di Dio nel tempo e nell’eternità.
[1954: FP, 36]
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La Famiglia Paolina aspira a vivere integralmente il Vangelo di Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, nello spirito di san Paolo, sotto lo sguardo della Regina degli Apostoli. In essa non vi sono molte particolarità né devozioni singolari, né soverchie formalità; ma si cerca la vita in Cristo Maestro e nella Chiesa... Segreto di grandezza è modellarsi su Dio, vivendo in Cristo.
Perciò sempre chiaro il pensiero di vivere e operare nella Chiesa e per la Chiesa; di inserirsi come olivi selvatici nella vitale oliva, Cristo-Eucaristia [cf Rm 11,24]; di pensare e nutrirsi di ogni frase del Vangelo, secondo lo spirito di san Paolo... Tutto l’uomo in Gesù Cristo, per un totale amore a Dio: intelligenza, volontà, cuore, forze fisiche. Tutto: natura, grazia, vocazione per l’apostolato. Carro che corre poggiato sulle quattro ruote; santità, studio, apostolato, povertà.
[1954: AD 93-95; 100]
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«Richiede il bene comune che si ricorra a Gesù Cristo Via, Verità e Vita» (Leone XIII, enc. Tametsi futura).
Il Papa dice che la vera pietà manifestata nell’Anno Santo [1900] è di buon auspicio per il nuovo secolo: è la pietà verso Gesù Cristo Via, Verità e Vita.
La Famiglia Paolina l’ha accolta come una sacra eredità, sapendo che ricevere Gesù Cristo secondo i «tre principi necessari per la salvezza» è questione di vita o di perdizione per tutti; e riceverlo più pienamente significa essere paolino: «Non vi è in nessun altro la salvezza. Non esiste infatti sotto il cielo altro nome dato agli uomini per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvi» [At 4,12]. Se Gesù Cristo è la salute unica e piena, è necessario in Lui solo cercarla; e quanto più si parteciperà di Lui, si vivrà in sanità spirituale. Vivendo il Cristo integralmente, tutto l’uomo sarà sano: sana la mente, sano il cuore, sana la volontà, il corpo sano moralmente: «ci è dato il pegno della gloria futura».
[1958: CISP, 1224]
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Non ho né oro né argento, ma vi dono di quello che ho: Gesù Cristo, Via, Verità e Vita [cf At 3,6].
[1936: CISP, 63]
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Questo Concilio (Vaticano II) è il grande fatto storico religioso del nostro tempo. È un esame che la cristianità fa su se stessa, riflettendo su molti punti, che possono ridursi a tre:
- a) Quanto oggi la vita cristiana è praticata, in conformità con il Vangelo; quanto questa vita è oggi vissuta nel mondo; quanto ancora manca; quali mezzi per una santa purificazione ed elevazione in Gesù Cristo Maestro: «Siate perfetti come è perfetto il Padre celeste» [Mt 5,48]; «Imparate da me» [Mt 11,29]. «Io sono la Via» [Gv 14,6].
- b) Quanto è diffusa la dottrina di Gesù Cristo, come accettata, come intesa e conservata nella sua integralità e purezza dal mondo; quali i mezzi perché conquisti tutte le menti, secondo il mandato di Gesù Cristo Maestro alla Chiesa: «Ammaestrate tutte le genti» [Mt 28,19]; «questa è la vita eterna, che conoscano te unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» [Gv 17,3]. «Io sono la Verità» [Gv 14,6].
- c) Quanto e come si prega in Christo et in Ecclesia, «in spirito e verità» [Gv 4,24]; quanto e come produce frutti di vita, di grazia, di veri figli di Dio e suoi eredi, coeredi di Gesù Cristo [cf Rm 8,17]; come si realizza sempre più «Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà» [Mt 6,9-10; Lc 11,2]. Difficoltà, perfezionamento, attuazione pratica. «Bisogna sempre pregare e mai venir meno» [Lc 18,1]; «Qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, lo farò» [Gv 14,13]. «Io sono la Vita» [Gv 14,6].
[1962: CISP, 315]
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Facciamoci penna e bocca di Dio, per Gesù Cristo, nostro Maestro!
[1936: CISP, 53]
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Il processo di santificazione è un processo di cristificazione: «finché sia formato il Cristo in voi» [Gal 4,19]. Perciò saremo santi nella misura in cui viviamo la vita di Gesù Cristo; o meglio, secondo la misura in cui Gesù Cristo vive in noi: «Il cristiano è un altro Cristo»; ed è quello che san Paolo dice di sè: «Vivo io, ma non più io, bensì vive in me il Cristo» [Gal 2,20].
Questo si forma in noi gradatamente fino «all’età virile di Gesù Cristo» [Ef 4,13]: come gradatamente cresce il bambino sino a uomo adulto.
Gesù Cristo è Via, Verità e Vita. Nel lavoro spirituale vi è l’impegno: a) di imitare la santità di Gesù Cristo che ci segnò la via con i suoi esempi e con l’insegnamento: «siate perfetti» [Mt 5,48]; b) nello spirito di fede secondo Gesù Cristo-Verità: pensare secondo il Vangelo, il nuovo Testamento, la Chiesa che ce lo comunica; c) nella grazia che è partecipazione della vita di Gesù Cristo, nei sacramenti e in tutti i mezzi di grazia. Così si forma in noi il Cristo Via, Verità e Vita: «divenire conformi» [Rm 8,29]: così Gesù Cristo alimenta la nostra anima nelle sue facoltà; volontà, intelligenza, sentimento.
[1934: CISP, 11-12]
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La nostra adorazione fu impostata sullo schema di Gesù Maestro, «Via, Verità e Vita». Gesù formò i suoi apostoli comunicando loro una dottrina celeste, interponendo l’esempio di una vita santa e pregando incessantemente per loro [cf Gv 17,9; Lc 22,32]. La condotta e il modo di fare di Gesù debbono essere la condotta e il modo di fare di tutti i maestri [cf 1Ts 1,2; 5,17; Fil 1,3; Ef 1,16].
[1961: CISP, 778]
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Al mattino dunque sediamoci ai piedi di Lui [cf Lc 10,39] e diciamogli: Tu sei la Via, io voglio ricalcare le tue orme, e voglio imitare i tuoi esempi. Tu sei la Verità: illuminami! Tu sei la Vita: dammi la grazia!
[1935: ER, 132]
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Ricorrendo al Divino Maestro, non troviamo una legge, ma una Persona, sebbene operi al modo di una legge: «la legge dello spirito della vita, in Cristo Gesù» [Rm 8,2].
[1946 (?): CISP, 133]
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Gesù Cristo, apostolo del Padre, fu prima perfectus homo; anche qui egli è Via. Il concetto di «uomo perfetto» non implica soltanto che egli ebbe anima razionale e corpo organico, ma significa il perfetto ordinamento delle sue facoltà: da una parte secondo Dio, dall’altra ed insieme secondo ragione. Chi lo poté accusare di peccato su qualche punto? [cf Gv 8,46].
Fu il perfetto figlio di famiglia, il perfetto fanciullo, il perfetto giovane, il perfetto operaio, il perfetto cittadino, il perfetto suddito, il perfetto re; fu perfetto in casa, in società, nel tratto, nella preghiera, nella solitudine; fu perfetto nella prudenza, giustizia, fortezza, temperanza; fu perfetto nell’apprendere come discepolo e perfetto nell’insegnare come maestro, nel cercare la gloria di Dio e la salvezza dell’uomo come apostolo.
[1954: FP, 5-6; cf CISP, 755]
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In questo sta la perfezione cristiana, religiosa, sacerdotale: stabilirsi totalmente in Gesù Maestro Via (volontà), Verità (mente), e Vita (sentimento); anzi arrivare alla suprema altezza della nostra personalità: io che penso in Gesù Cristo, io che amo in Gesù Cristo, io che voglio in Gesù Cristo; o Cristo che pensa in me, che ama in me, che vuole in me.
[1960: UPS I, 187]
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Mutare radicalmente il modo di pensare, del vivere e morire: è il capovolgimento meraviglioso, voluto e compiuto da Gesù Cristo. Risulta specialmente dalle Beatitudini.
[1963: CISP, 1396]
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Nel Vangelo vi sono due parole che si ripetono molto spesso: «vita» e «morte». Le anime spirituali e gli scrittori di spiritualità hanno preso più l’una o l’altra secondo il temperamento o l’educazione. Dicono alcuni: Il sacro testo è un «Vangelo di vita»; e in esso infatti dal principio alla fine si respira il vigore di una vita nuova in Cristo. «In Lui era la vita; e la vita fu la luce degli uomini» [Gv 1,4].
Dicono altri: Il Vangelo di Gesù Cristo è un «vangelo di morte»: «Se il grano, cadendo nella terra, non muore, rimarrà solo; ma se muore porterà molto frutto» [Gv 12,24]; «Io muoio ogni giorno» – dice san Paolo [1Cor 15,31)] –, «io porto nel mio corpo la morte del Signore Gesù» [Gal 6,17].
Ambedue queste classi di uomini posseggono solo una parte del Vangelo. Morte e vita nel Vangelo sono sempre unite: si muore in Cristo per vivere gioiosamente in Cristo [cf 2Tm 2,11]. «Chi sacrifica la vita, la ritroverà» [Mt 10,39]. Vita e morte risuonano assieme, si alternano con ritmo regolare; si rinnega il nostro io per vivere Dio [cf Mt 16,24; Lc 9,23]; si lasciano beni per acquistarne dei superiori [cf Mt 19,29]: la castità è il sacrificare una vita di egoismo per una vita apostolica e divina; è l’amore più grande; l’obbedienza è la più grande libertà; la povertà è la massima ricchezza.
[1946 (?): CISP, 132]
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Ogni fatica, associata alla passione di Gesù Cristo, diviene elemento di redenzione individuale e sociale.
[1954: FP 51; cf CISP, 1077]
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Molti vollero riformare la Chiesa, ma non riformare prima se stessi; non possedevano né missione né virtù né vera pietà. Gesù Cristo precedette con l’esempio, predicò con la parola [cf At 1,1], morì per acquistarci la grazia.
[1960: UPS I, 516]
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Si dice da taluni: «Oggi ci vuole altra educazione, altro modo di vivere, altra forma di disciplina».
Rispondo: La santità è e consiste sempre nel vivere Gesù Cristo come è presentato nel Vangelo: Via, Verità e Vita. Il male è sempre nel distaccarsi dal Vangelo, da Gesù Cristo, dagli esempi dei Santi, dalla Teologia.
La vita religiosa è sempre quella che ha insegnato Gesù Cristo, che propone la Chiesa, che hanno vissuto i Religiosi santi, che è indicata dalle Costituzioni.
La delicatezza non è rigorismo; il lassismo non è modernità, ma mondanità del cuore.
[1950: CISP, 264]
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Il mistero di Cristo-operaio ci sembra più profondo del mistero della Passione e Morte. Tanti anni al banco di falegname! «Non è forse questo il figlio del fabbro?» [Mt 13,55], «Non è il fabbro?» [Mc 6,3]. Il sudore della sua fronte a Nazareth non era meno redentivo che il sudore di sangue nel Getsemani!
[1954: FP, 53; cf CISP, 1079]
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Le fatiche dell’apostolato vanno unite a quelle di Gesù. L’apostolato ha le sue stanchezze, gli scoraggiamenti, le delusioni. Vi è chi non lo comprende. Ma comprendevano tutti l’apostolato di Gesù? [cf Mc 3,20; 5,40]. Pensiamo a Lui.
[1941: HM II (1), 82]
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Gran parte del mondo oggi è scarsa di pane materiale. Manca anche di più quel pane spirituale che Gesù Cristo ci ha portato dal cielo, e che è Egli stesso: «Io sono il pane della vita» [Gv 6,35.48]. Innumerevoli uomini vivono totalmente dimentichi del loro destino. Non pensano che al tempo presente, mentre in breve la morte li getta nell’eternità. Non vi è chi dia questo pane. «Non vi era chi lo spezzasse» [Lam 4,4]. Muoiono di fame; neppure capiscono la loro fame. Gesù Cristo è il pane-verità. L’apostolo delle edizioni è un altro Gesù Cristo che ripete agli uomini di ogni tempo e di ogni luogo quanto Gesù Cristo predicò nella sua vita temporale.
[1946: CISP, 124]
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Gesù Cristo si è forse fermato innanzi alle difficoltà?
[1954: CISP, 276]
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In Gesù Cristo vi è il vino puro, i vari autori danno un po’ di vino con molta acqua. Qualche volta si sostituiscono al Vangelo stesso; orgoglio umano! con speculazioni, ragionamenti, sapere proprio: gli uomini si sostituiscono a Dio, o almeno pretendono di mettervi qualcosa di proprio. Allora: per capirli, leggere la Scrittura.
[1936: CISP, 1367]
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Avviene che in libri vari, o di predicazione, poco si dà risalto alla preponderante parte della persona di Cristo nella nostra santificazione. La devozione a Nostro Signore viene talora presentata come uno dei tanti mezzi.
La nostra devozione e incorporazione a Cristo è l’inizio e il fine e la sostanza stessa della nostra vita soprannaturale: qui sta l’ascetica e la mistica. Le pratiche sono aiuti o conseguenze. Volendo davvero santificarci, evitare dispute e controversie delle diverse scuole di spiritualità, per dedicarci invece a vivere in forma sempre più piena la vita di Cristo. Raggiungeremo presto il nostro fine della santificazione. Non deformare la pietà dei fedeli e non favorire idee che confondono il progresso spirituale.
Si può riassumere nelle sue idee fondamentali la dottrina cristologica in relazione alla vita spirituale: cioè vivere il Cristo secondo che Egli stesso si è definito: «Io sono la Via, la Verità e la Vita» [Gv 14,6].
[1963: CISP, 1379]
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L’opera di religione e di civiltà dei missionari è ben degna dell’entusiasmo santo e dell’ammirazione dei giovani, dei fedeli e di ogni uomo ragionevole: conquistare il mondo con la verità e con l’amore; dare Gesù Cristo agli uomini; dare gli uomini a Gesù Cristo.
[1935: CISP, 47]
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La prima cosa che si attua nella pietà è il processo di formazione personale. Ognuno va a Cristo col grande problema di se stesso: un problema sempre urgente, imprescindibile: prendere la giusta 'via', inquadrarsi esattamente nella 'verità', per un sicuro e pieno sviluppo della 'vita'. Ognuno va al Maestro disponendo di un potenziale notevole, che chiede solo di essere messo in atto con grande pienezza: mente volontà e cuore dei singoli devono essere messi in atto affinché tutto l'uomo, nel contatto formativo col Maestro, ottenga quel processo evolutivo quadrato e completo che è nella profonda aspirazione di ogni vita. E' a questo intento di completezza che si ispira ogni atto della pietà paolina.
[1962: UPS II, 10-11; v. V 208]
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Noi dobbiamo formarci sopra Gesù Cristo, anzi questa è la vera formazione in Cristo: vivere Gesù Cristo, viverlo come egli è, Via, Verità e Vita.
[1954: Pr 5, 123; v. V 212]
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Per salvarsi è del tutto necessario stabilirsi in Gesù Cristo Via, Verità e Vita; per essere cristiani è del tutto necessario vivere in Gesù Cristo Via, Verità e Vita; per essere Religioso e paolino è del tutto necessario vivere meglio in Gesù Cristo Via, Verità e Vita; per fare l'apostolato è del tutto necessario dare Gesù Cristo Via, Verità e Vita. […] Il Papa [Leone XIII] stabilisce o meglio interpreta e propone ciò che ha stabilito Gesù Cristo: i tre principi. Chi dunque vuol vivere "in Christo et in Ecclesia" ha da uniformarsi nei costumi, nei pensieri, nei mezzi di grazia e vita eterna: potrà affermare: “vivit in me Christus” [Galati 2.20]. Questo spirito è entrato nella vita paolina: la pietà secondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita; lo studio secondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita; l'apostolato secondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita; la disciplina religiosa secondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita.
[1971: CISP, 1219; v. V 220]
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Quando Gesù dice: "Magister vester unus est, Christus", significa che Egli non è solo insegnante, ma vero e unico Maestro, il Maestro perfetto: precede per l'esempio: "Vi ho dato l'esempio"; vi do la mia verità: "doctrina mea"; dà la vita: "Io sono la Vita; […] Io sono la vite, voi i tralci;[…] siano tutti una sola cosa, come tu sei in me, o Padre, ed io in te; che siano anch'essi una sola cosa in noi". […] E' questa la strada tracciata ai Paolini: sempre discepoli del Maestro; sempre vivere il Maestro; sempre sentire il Maestro; sempre rivelare il Maestro. Col Maestro e in dipendenza dal Maestro saranno Maestri di sapere, di perfezione, di vita.
[1961: cf C.T. Dragone, "Maestro Via Verità e Vita" vol 1, 5-6; v. V 226]
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Tutta la teologia è una luce potente che si sprigiona dal Sole di verità, Gesù Cristo: "Io sono la Verità". […] da chi dipende il Catechismo, il Diritto canonico, ogni scienza sacra? L'insegnamento dei sacerdoti, dei vescovi, dei papi? Dal santo Vangelo, cioè da Gesù Cristo.
[1936: SE, p 122-123; v. V 234]
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Lo studio: ogni verità ha tre momenti storici: tesi, crisi, sintesi. Oggi troppi sono travagliati dalla crisi. Sintetizzare e universalizzare vuol dire trovare Dio, Gesù Cristo, la Chiesa, la grazia. In Gesù Via, Verità e Vita.
[1971: CISP, 85; v. V 235]
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Per quanto siano sorte o stiano per sorgere filosofie, noi dobbiamo sempre confrontarle con la dottrina di Gesù Cristo e accettarle solo se conformi ad essa. Per quanto passino i tempi e per quanto progrediscano gli studi, Gesù rimane sempre il Maestro unico, infallibile, la cui dottrina è eminente, certa, indistruttibile. […] Il nostro secolo è il secolo del progresso materiale, ma quanto alla conoscenza della dottrina di Gesù Cristo, non ha fatto molto cammino.
[1948?: Spa, p 267; v. V 237]
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Tutto ciò si trova nel Maestro Divino: scienze naturali che si conoscono per il lume naturale della ragione, scienze teologiche rivelate da Gesù Cristo che si accettano per il lume della fede; visione di tutto in Dio, nell'eterna vita per il lume della gloria.
[1953: AD, 194; v. V 242]
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Vi è un disorientamento sempre più forte, oggi: è la malattia dello scientismo e del tecnicismo. Ciascuna e tutte le scienze, invenzioni e scoperte sono capitoli del gran libro della creazione; ognuna è la conoscenza dell'opera creatrice di Dio, ognuna deve servire come mezzo all'uomo per andare a Dio, come serve l'occhio, la lingua, la volontà per l'uomo […]. Tutto deve servire all'uomo in ordine a Gesù Cristo, a Dio, secondo san Paolo: “omnia vestra sunt, vos autem Christi, Christus autem Dei”.
Le scienze approfondite conducono a Gesù Cristo, che è la via a Dio; preparano cioè a ricevere la rivelazione di Gesù Cristo; il quale, come Dio, mentre creando le cose illuminò l'uomo a conoscerle, volle aggiungere per elevare e nobilitare l'uomo altre verità non impresse nella natura, per preparare l'uomo a vedere Dio.
[1953: AD, 185-186; v. V 243]
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Il fine dello studio è la glorificazione di Gesù Cristo Maestro; Maestro in quanto è insieme Via, Verità e Vita; in cui ogni uomo raggiunge la sua più alta personalità e la umanità trova verità, giustizia e pace.
[1959: SP, agosto-settembre, 1; v. V 262]
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E' sommamente utile l'unificazione delle scienze naturali e soprannaturali in un corpo completo che ha Gesù Cristo come Capo al quale ogni uomo deve rendere ossequio come deve amare i suoi simili, secondo il detto: "veritatem facientes in charitate"; […]. Questa è la 'summa vitae' assolutamente necessaria, divisa ed espressa dalle parole: via, verità e vita, così come visse e insegnò Gesù Cristo e come vive e opera la Chiesa suo Corpo Mistico. L'educazione della nostra Madre Chiesa chiamasi ed è cristocentrica.
[1960: UPS II, 195; v. V 265]
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Mirare all'unità o sintesi, che è tutta e solo in Cristo Maestro. E' un fatto che molto hanno progredito gli studi in ogni parte: ma è pure un fatto che le varie scienze si mostrano come membra sparse, tra le quali non si riconosce né la parentela, né un ordine. Occorre unire queste membra, dando a ciascuna il suo posto e la sua funzione; così da risultarne un corpo unico, il cui capo sarà, non può essere altro, e deve esserlo, Gesù Cristo Divino Maestro, in cui vi è tutta la pienezza. Scienza naturale che porta alla scienza soprannaturale: per aprire la porta alla fede a Lui che è la Verità, tutta la Verità, l'Eterna Verità.
[1961: cf C.T. Dragone, "Maestro Via Verità e Vita" vol 1, 6; v. V 270]
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Non si è Paolini se non si ha il cuore largo, la mente larga per pensare a tutti gli uomini e neppure si ha lo spirito di Gesù Cristo, il quale venne a dare la sua vita per tutti e "Deus vult omnes homines salvos fieri et ad agnitionem veritatis venire" (1Tim 2,4).
[1954: Pr 5, 155; v. V 283]
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Gesù ha voluto lavorare. E che lavoro? Falegname, il lavoro umile. Il Padre celeste che manda il Figlio suo per tanti anni a fare il falegname sulla terra. Che mistero è questo? E che mistero è pensare che Gesù è vissuto 33 anni circa e ne ha spesi 30 nella vita privata? Non era mandato per comunicare il messaggio della salvezza? Prima fare e poi insegnare. E quindi ci ha insegnato a esercitare l'umiltà, esercitare gli apostolati umili, perché il nostro apostolato non è solo santificativo, non è solo opera di zelo; ma l'apostolato è anche redentivo delle anime.
[1963: APD VIII, 487:491; v. V 304]
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L'uomo è una proiezione meravigliosa della santissima Trinità, quindi fatto ad immagine e somiglianza di Dio uno e Trino: Padre, Figlio e Spirito santo. Nella caduta di Adamo hanno concorso le tre facoltà, e le tre facoltà ebbero a subirne le conseguenze. Nella redenzione Gesù Cristo venne a ristorare l'uomo, rifare la parte soprannaturale delle sue facoltà. Perciò Gesù Cristo è Verità, Via e Vita. Ed ecco che venne ridata luce alla mente, elevandola, anzi, a conoscenza di misteri altissimi; fu corroborata la volontà, rimessa sul trono e resa capace di una perfezione umano-divina; fu nobilitato il sentimento che può conformarsi al Cuore stesso di Gesù Cristo.
[1948: BM2, p 49; v. V 318]
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Gesù Cristo è il Maestro che meglio ha rispettato la persona umana, la sviluppa nelle sue facoltà naturali e soprannaturali, la eleva e dirige a partecipare di Dio nel tempo e nell'eternità.
[1954: FP, 36; v. V 326]
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E' facile intendere che la vita cristiana deve innestarsi in Cristo: ora Cristo è verità, via, vita: la mente innestata nella mente di Cristo, la volontà nella volontà di Cristo, il cuore innestato nel cuore di Cristo. Così l'uomo al giudizio sarà trovato conforme all'immagine di Cristo: “Conformes fieri imaginis Filii sui”.
[1954: CISP, 1132; v. V 327]
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Cristo mente perfetta, sentimento perfetto, volontà perfetta: Egli è divenuto per l'uomo causa esemplare, causa meritoria e causa comunicante. Così l'uomo diviene per Cristo, con Cristo, in Cristo il virum perfectum; la più sublime personalità. Fuori di tale personalità vi è orgoglio, bizzarria, deviazione e perciò vera mancanza di personalità per un Religioso.
[1957: CISP, 162; v. V 332]
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Formare la personalità dell'Istituto: cioè formare la personalità in Gesù Maestro, secondo l'esempio di san Paolo: incanalare, cioè indirizzare tutte le attitudini, qualità, attività, forze, in una personalità che è propria dell'Istituto.
[1959: Pr DM 77-78 (Archivio Generale Figlie di San Paolo); v. V 333]
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San Leone Magno scrive: "Invano ci diremmo cristiani se non ci conformassimo a Gesù Cristo il quale si è dichiarato Via perché la vita del Maestro divenisse forma al Discepolo". […] Questa conformità a Gesù Cristo, "conformes fieri imagini Filii sui", comprende tutto l'uomo: intelligenza, sentimento, volontà. Clemente Alessandrino parlando dell'educazione osserva che se si va da Platone s'impara a diventare filosofi; se si va da Gesù Cristo si avrà una formazione perfetta su l'immagine del Maestro Divino e si giungerà a vivere come il Dio-Uomo.
[1959: SP, novembre – dicembre, 1; cf CISP, 1332]
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Uno insiste su una cosa e vede solo quello e basta! Essere equilibrati come Gesù Cristo! Che l'equilibrio sia perfetto: perfectus Deus, ma anche perfectus homo, dice il simbolo atanasiano.
[1960: Pr A 441 (Archivio Figlie di San Paolo); v. V 335]
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In questo sta la perfezione cristiana, religiosa, sacerdotale: stabilirsi totalmente in Gesù Maestro Via (volontà), Verità (mente), e Vita (sentimento); anzi arrivare alla suprema altezza della nostra personalità: io che penso in Gesù Cristo, io che amo in Gesù Cristo, io che voglio in Gesù Cristo; o Cristo che pensa in me, che ama in me, che vuole in me.
[1960: UPS I, 187; v. V 339]
[1] È una frase di S. Agostino (La Città di Dio, libro XII, cap. 9) ripetuta da S. Tomaso d’Aquino nella Somma Teologica I, q. 62, a. III-3.
[2] Anche questa frase è di S. Agostino ed è stata poi ripetuta in diversi concili, particolarmente in quello di Trento, nel trattare il tema del peccato originale.