“Abundantes divitiae gratiae suae”
- Recito[1] spesso: «Pater, non sum dignus vocari filius... peccavi in cœlum et coram te... abbimi come servo». Così intendo appartenere a questa mirabile Famiglia Paolina: come servo ora ed in cielo; ove mi occuperò di quelli che adoperano i mezzi moderni più efficaci di bene: in santità, in Christo [et] in Ecclesia.[2]
- «Convivificavit nos in Christo Iesu: et conresuscitavit; et consedere fecit in cœlestibus: ut ostenderet in sæculis supervenientibus abundantes divitias gratiæ suæ in bonitate super nos in Christo Iesu» (Ef 2,5-7).[3] Abbondanti ricchezze di grazia,[4] per sua bontà, Dio ha elargite alla Famiglia Paolina in Gesù Cristo; da rivelarsi nei secoli futuri per mezzo dei novelli angeli della terra, i religiosi.
Il Signore effuse, con sapienza uguale all’amore, le molte ricchezze che sono nella Famiglia Paolina: «...ut innotescat per Ecclesiam multiformis sapientia Dei».[5] Tutto è da Dio:[6] tutto ci porta al Magnificat.[7]
- Considerando ora la piccola Famiglia Paolina, [la] si potrebbe paragonare ad un corso di acqua, che, mentre procede, si ingrossa, per la pioggia, per lo sgelo[8] dei ghiacciai, per le varie piccole sorgenti. Le acque, così raccolte, vengono poi divise e incanalate per la irrigazione di fertili pianure e per la produzione di energia, calore e luce elettrica.
- Egli ha piuttosto assecondato, quasi subìto, che non provocato, la convergenza e la raccolta delle acque nelle valli: come poi ha assecondato il volere di Dio nella divisione delle acque in varie nazioni a beneficio di molti; attendendo che di nuovo i canali si riuniscano per entrare nel mare di una felice eternità in Dio.
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- Vagando con la mente nel futuro gli pareva che nel nuovo secolo anime generose avrebbero sentito quanto egli sentiva; e che associate in organizzazione si sarebbe potuto realizzare ciò che Toniolo tanto ripeteva: «Unitevi; il nemico se ci trova soli ci vincerà uno per volta».[9]
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- Pensava dapprima ad un’organizzazione cattolica di scrittori, tecnici, librai, rivenditori cattolici; e[10] dare indirizzo, lavoro, spirito d’apostolato...
- Verso il 1910 fece un passo definitivo. Vide in una maggior luce: scrittori, tecnici, propagandisti, ma religiosi e religiose. Da una parte portare anime alla più alta perfezione, quella di chi pratica anche i consigli evangelici, ed al merito della vita apostolica. Dall’altra parte dare più unità, più stabilità, più continuità, più soprannaturalità all’apostolato. Formare una organizzazione, ma religiosa; dove le forze sono unite, dove la dedizione è totale, dove la dottrina sarà più pura. Società d’anime che amano Dio con tutta la mente, le forze, il cuore;[11] si offrono a lavorare per la Chiesa, contente dello stipendio divino: «Riceverete il centuplo, possederete la vita eterna».[12] Egli esultava allora considerando, parte di queste anime, milizia della Chiesa terrena, e parte trionfanti nella Chiesa celeste.
- Nella preghiera che presentava al mattino col calice al Signore: la prima idea era quella parte dei Cooperatori che oggi (dicembre 1953) è ancora limitata, ed è cooperazione intellettuale, spirituale, economica; la seconda idea era la Famiglia Paolina: intenzioni che Gesù-Maestro esaudisce ogni giorno.
- Circa il 1922 cominciò a sentire la pena più forte, appena entrato nella prima casa costruita.[13] Ebbe un sogno.[14] Vide segnato il numero 200; ma non comprese. Poi sentì dirsi: «Ama tutti, tante saranno le anime generose. Soffrirai però per deviazioni e defezioni; ma persevera; riceverai dei migliori». Il duecento non aveva alcuna relazione con quanto sentì.
Tuttavia tale pena sempre gli rimase come una spina affondata nel cuore.[15]
- Dio raccolse nella Famiglia Paolina molte ricchezze: “divitias gratiæ”.[16] Alcune ricchezze sembrarono arrivare più come un risultato naturale degli avvenimenti; altre più dalle lezioni delle persone illuminate e sante che accompagnarono il periodo della preparazione, nascita ed infanzia della Famiglia Paolina; altre più apertamente dall’azione divina.
- Qualche volta il Signore lo ha paternamente costretto ad accettare doni cui sentiva un’istintiva ripugnanza. Ugualmente fu di certe spinte a camminare. Ordinariamente natura e grazia operarono così associate da non lasciar scoprire la distinzione tra esse: ma sempre in un’unica direzione.
- Per maggior tranquillità e fiducia egli deve dire:
1) Che tanto l’inizio come il proseguimento della Famiglia Paolina sempre procedettero nella doppia obbedienza: ispirazione ai piedi di Gesù-Ostia confermata dal Direttore Spirituale;[17] ed insieme per la volontà espressa dai Superiori ecclesiastici.
- Il Vescovo,[18] quando si trattò di incominciare, fece suonare l’ora di Dio (aspettava[19] il tocco di campana) incaricandolo di dedicarsi alla stampa diocesana,[20] la quale aprì la via all’apostolato; e così quando si trattò dello sviluppo, poiché quando vide il cammino delle cose, assentì alla sua domanda di lasciare gli uffici a servizio della diocesi: «Ti lasciamo libero, provvederemo altrimenti; dèdicati tutto all’opera incominciata».
Egli pianse amaramente, essendo assai affezionato alla diocesi; ma così da un anno aveva chiesto, ed il Direttore Spirituale aveva affermato essere tale la volontà di Dio.
- 2) Che senza il Rosario egli si [ri]teneva incapace anche di fare un’esortazione. Insieme è persuaso che molte altre cose si potevano fare con un po’ più di virtù; minor pusillanimità.[21]
- 3) Che i membri dell’Istituto[22] e persone esterne supplirono alle innumerevoli sue deficienze. E di più: che, dovendo pur conservare un segreto, la Famiglia Paolina ebbe segni numerosi e chiari di esser voluta dal Signore e dell’intervento soprannaturale della sua sapienza e bontà.
Primo bilancio: rapporti tra le Famiglie Paoline [23]
- Piacque al Signore che le nostre Congregazioni fossero quattro; ma possiamo dire: «Congregavit nos in unum Christi amor... Simul ergo cum in unum congregamur, ne nos mente dividamur, caveamus».[24]
- Vi è una stretta parentela tra esse, perché tutte nate dal Tabernacolo. Un unico spirito: vivere Gesù Cristo, e servire la Chiesa. Chi rappresenta tutti intercedendo presso il Tabernacolo; chi diffonde, come dall’alto, la dottrina di Gesù Cristo; e chi si accosta alle singole anime.
Vi è tra esse una stretta collaborazione spirituale, intellettuale, morale, economica.
- Vi è separazione per governo ed amministrazione; ma la Pia Società San Paolo è altrice delle altre tre.[25]
Vi è separazione; eppure un vincolo intimo di carità, più nobile del vincolo del sangue.
Vi è indipendenza tra loro; ma vi è uno scambio di preghiere, di aiuti, in molti modi: l’attività è separata, ma vi sarà una compartecipazione alle gioie ed alle pene, ed al premio eterno. [26]
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- Azione e preghiera orientarono verso un lavoro sociale cristiano che tende a sanare Governi, scuola, leggi, famiglia, relazioni tra le classi, ed internazionali. Perché il Cristo, Via, Verità e Vita, regni nel mondo! La Famiglia Paolina ha qui un largo compito e responsabilità.
- […] A San Paolo venne consacrata la Famiglia.[27] A San Paolo va attribuita anche la guarigione del P.M.[28]
- La Famiglia Paolina ha una larga apertura verso tutto il mondo, in tutto l’apostolato: studi, apostolato, pietà, azione, edizioni. Le edizioni per tutte le categorie di persone; tutte le questioni ed i fatti giudicati al lume del Vangelo; le aspirazioni sono quelle del Cuore di Gesù nella Messa; nell’unico apostolato «per far conoscere Gesù Cristo» [cf Gv 17,3], illuminare e sostenere ogni apostolato ed ogni opera di bene, portare nel cuore tutti i popoli; far sentire la presenza della Chiesa in ogni problema: spirito di adattamento e comprensione per tutte le necessità pubbliche e private, tutto il culto, il diritto, il connubio della giustizia e della carità.
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- Nella Famiglia Paolina si tenne in gran conto il canto gregoriano e la musica sacra; per tempo si pose mano al messalino,[29] che si preparava nella scuola; poi il bollettino liturgico,[30] La vita in Cristo e nella Chiesa, le Pie Discepole[31] con finalità liturgica, il tutto considerando la liturgia nel suo senso pieno e realistico.
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- Questa ricchezza [lo spirito pastorale], alla Famiglia Paolina, è maturata ed arrivata come le altre: per un’azione e luce di Gesù-Ostia e per gli uffici affidatigli e compiuti dall’obbedienza. In tre parrocchie specialmente esercitò il ministero pastorale;[32] in molte si trovò per predicazioni, confessioni, conferenze, azione cattolica.[33] Ebbe contatti vari ed esperienze di anime e di ministeri. Sentiva sempre più vivo: «Andate, predicate, insegnate, battezzate».[34] Fu allora che pensò a formare le collaboratrici dei Pastori: le “Suore Pastorelle” (1908).[35]
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- «Voi siete sale, voi siete luce, voi siete città posta sul monte...» rispetto al mondo. È il pensiero del Divino Maestro [cf Mt 5,13-14].
Dare in primo luogo la dottrina che salva. Penetrare tutto il pensiero e sapere umano col Vangelo. Non parlare solo di religione, ma di tutto parlare cristianamente; in modo simile ad una università cattolica che, se è completa, ha la Teologia, [la] Filosofia, le Lettere, la Medicina, l’Economia politica, le Scienze naturali, ecc., ma tutto dato cristianamente e tutto ordinato al cattolicesimo.
- Così la Sociologia, la Pedagogia, la Geologia, la Statistica, l’Arte, l’Igiene, la Geografia, la Storia, ogni progresso umano, ecc. secondo la ragione subordinata alla fede: dovrà dare la Famiglia Paolina.[36]
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- Tutto gli fu scuola. La prima cura nella Famiglia Paolina sarà la santità della vita, la seconda la santità della dottrina.
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- La Famiglia Paolina aspira a vivere integralmente il Vangelo di Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, nello spirito di San Paolo, sotto lo sguardo della Regina Apostolorum.
- In essa non vi sono molte particolarità, né divozioni singolari, né soverchie formalità; ma si cerca la vita in Cristo-Maestro e nella Chiesa. Lo spirito di San Paolo si rileva dalla sua vita, dalle sue lettere, dal suo apostolato. Egli è sempre vivo nella Dogmatica, nella Morale, nel culto, nell’organizzazione della Chiesa.[37]
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- Ebbe una certa luce un giorno, pregando: «Tu puoi sbagliare, ma io non sbaglio. Le vocazioni vengono solo da me, non da te: questo è il segno esterno che sono con la Famiglia Paolina».
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- Sono chiari i motivi determinanti: si è a Roma, per sentire meglio che la Famiglia Paolina è a servizio della Santa Sede; per attingere più direttamente la dottrina, lo spirito, l’attività d’apostolato dalla Fonte, il Papato; Roma è maestra del mondo, eppure tiene le porte aperte all’umanità; da Roma partono i mandati per ogni direzione.
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- Vi sono articoli nelle Costituzioni che non permettono alla Famiglia Paolina di invecchiare o rendersi inutili in società: basterà che siano bene interpretati o resi operanti: sempre si avranno nuove attività indirizzate e poggiate sopra l’unico apostolato.
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- Vi fu un tempo (anno scolastico 1906-1907) in cui egli ebbe una luce più chiara su di una grande ricchezza che il Signore voleva concedere alla Famiglia Paolina: la diffusione del Vangelo, che oggi è estesa ad una ventina di nazioni in varie maniere, specialmente con le giornate del Vangelo.
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- Sviluppo della personalità; naturale, soprannaturale, apostolica.
Nella Famiglia Paolina sono ben determinati i fini, sono indicati ed abbondanti i mezzi, specialmente il tempo in cui l’anima nell’ora di adorazione entra in comunicazione con Dio, e matura e assimila ed applica quanto ha appreso; sono ben contemperate le disposizioni con la libertà e spirito di iniziativa.
- In generale: chi ne approfittò, molto progredì: nello spirito, nella parte amministrativa, nello studio, nell’apostolato, nella formazione generale.
Carissimi in San Paolo (CISP)
La Famiglia Paolina deve essere San Paolo oggi vivente, secondo la mente del Maestro Divino; operante sotto lo sguardo e con la grazia di Maria Regina Apostolorum (CISP 147).
Nessuno intendo di contristare; ma sì di invitare a riflettere come cammina; e capire d'altra parte bene la Famiglia Paolina e la sua bella via. Anche il «Mi protendo in avanti», pure non sottovalutandolo, non l'ha potuto conoscere ed indicare del tutto. Il Signore accende le lampadine, in avanti, man mano che si cammina ed occorre; non le accende tutte, subito all'inizio, quando ancora non occorrono; non spreca la luce; ma la dà sempre a «tempore opportuno» (CISP 191-192).
La Famiglia Paolina sta completandosi ora (si è completata ora); non ha da aggiornarsi al modo di benemeriti istituti esistenti da vari i secoli, ma studiare le migliori vie per corrispondere alla fiducia della Chiesa che ci ha approvati. Un esame dei risultati delle singole case; la comprensione della Famiglia Paolina come voluta dal Signore; l'unione di spirito e di opere; sono da considerarsi Sacerdoti buoni sotto ogni rispetto; i Discepoli buoni per qualità e quantità.
Nel germe sta in minime proporzioni la pianta futura; e la pianta futura era già viva e con le sue parti costitutive nel seme. Nella minima fotografia vi è tutto quanto si vedrà in una fotografia raddoppiata, quadruplicata, centuplicata per dimensioni.
Equo e salutare riconoscere i meriti di coloro che in fede nei primissimi tempi hanno offerto se stessi al Signore nella Famiglia Paolina. (CISP 194).
Seguendo le indicazioni che procedono dai fatti provvidenziali, la Famiglia Paolina deve sempre venir considerata nelle sue parti; e cioè: per l'unione della medesima paternità e spirito, compresa l'unione dei Cooperatori; inoltre la divisione tra i vari Istituti per i fini, gli uffici, le Costituzioni (CISP 204).
«La Famiglia Paolina consta di quattro Congregazioni, ben distinte per governo, amministrazione, fine. Ma vi è tra esse un coordinamento, un'unione di spirito e di vicendevole aiuto che possono dare copiosi frutti. Tanta separazione da assicurare la libertà di azione, il rispetto, lo spirito di iniziativa; tanta unione di spirito da portarsi vicendevole contributo di preghiera e di edificazione. Nella vita pratica: una certa unione ed intesa tra chi sta a capo, separazione invece tra le persone soggette. La cosa è assai delicata» (CISP 1035-1036).
La famiglia paolina, composta di molti membri sia Paolo-vivente in un corpo sociale (CISP 1152).
La Famiglia paolina ha la missione di far conoscere, imitare, vivere Gesù Cristo in quanto Maestro; compirà santamente questa privilegiata missione facendo conoscere, amare, pregare Maria Maestra: dedit orbi Magistrum Jesum, qui est benedictus fructus ventris sui.
Il Magistero paolino sarà immensamente più efficace se ispirato, guidato, confortato da Maria: Ipsa duce non fatigaris. Nessuno vorrà privarsi di un così grande aiuto (CISP 1338).
Nella Famiglia Paolina le pratiche sono pressoché uguali, tanto per la Pia Società S. Paolo come per gli Istituti vari; piccole e poche varianti, richieste dalle necessità e possibilità (…) (CISP 1407).
“Gloria a Dio” + “pace agli uomini”. Queste sono le finalità. I fini per cui Gesù Cristo comparve agli uomini nel presepio li volle cantati dagli Angeli: «Gloria a Dio e pace agli uomini». La gloria di Dio è il fine ultimo ed assoluto dell'Incarnazione, della Redenzione e della santificazione. Il secondo fine è la salvezza degli uomini: pace con Dio e pace con il prossimo.
Per la Famiglia Paolina non vi sono altri fini; i medesimi fini quindi per cui si compì la Redenzione. Vivere e operare secondo Gesù Cristo: «Per Christum, et cum Christo et in Christo». Così San Paolo: «Mihi vivere Christus est: la mia vita è Cristo»” (CISP 2009).
«Per me, partendo da questo mondo prego ed offro la vita per la Famiglia Paolina, perché viva sempre secondo i disegni di sapienza ed amore di Dio, e a sua gloria e pace degli uomini» (CISP 2010).
“Ut perfctus sit homo Dei”
UPS I, Istruzione I, 19-20
- Presenteremo al Signore un secondo rendiconto: «Ut referat unusquisque propria corporis, prout gessit, sive bonum sive malum»[38]: il ministero sacerdotale, l'apostolato, l'ufficio particolare.
La Famiglia Paolina ora si è completata.
1) La Pia Società San Paolo, che è come la Madre degli altri istituti, e deve dare loro lo spirito paolino; mentre compie il suo apostolato in conformità al secondo articolo delle Costituzioni.
2) Le Figlie di San Paolo che hanno un apostolato conforme, tuttavia rivolto specialmente al ceto femminile, in una cooperazione ordinata, secondo il pensiero della Santa Sede.
3) Le Suore Pie Discepole di Gesù Maestro, con i loro apostolati: eucaristico, servizio sacerdotale nelle case della Pia Società San Paolo, liturgico.
4) Le Suore di Gesù Buon Pastore, il cui fine è di cooperare con i RR. Parroci, secondo le loro qualità e condizione; portano lo spirito paolino a diretto contatto con le anime e popolazioni.
5) Le Suore di Maria Regina Apostolorum, che sono appena nell'adolescenza; hanno per fine la preghiera e le iniziative vocazionarie, con il motto «tutte le vocazioni, per tutti gli apostolati».
6) L'Istituto secolare di «Gesù Sacerdote» per il Clero diocesano, con le caratteristiche, i vantaggi, i doveri annessi a simili istituzioni.
7) L'Istituto secolare di San Gabriele, che
- comprende uomini consacrati a Dio e dedicati all'apostolato nel mondo e con i mezzi del mondo.
8) L'Istituto secolare di Maria SS. Annunziata, che comprende donne consacrate al Signore e dedicate ad apostolati nel mondo e con i mezzi del mondo.
Questi tre Istituti secolari formano come un'unione paolina; sono aggregati alla Pia Soc. S. Paolo e sono definitivamente approvati; in primo luogo cooperano ad essa nel mondo; emettono i tre voti ordinari, che praticano a norma dei documenti pontifici, sotto la guida dei Superiori della Pia Società San Paolo.
9) L'Unione Cooperatori comprende quei fedeli che vogliono imitare, secondo la loro condizione, la vita paolina e portare ad essa contributo di preghiere, di opere od offerte.
Con queste organizzazioni, che hanno carattere internazionale, e con i propri apostolati, la Pia Società San Paolo può estendere le sue ricchezze a tutti e dare al mondo Gesù Cristo, Via, Verità e Vita.
Il calore e la luce vitale devono discendere dai Sacerdoti paolini, che hanno qui un grande e delicato ministero. Perciò s'impone, in secondo luogo, l'aggiornamento di essi alle diverse istituzioni: per dare quanto devono dare, in conformità alle regole del Diritto Canonico, e ricevere quel contraccambio che è conforme alla natura e allo spirito della Chiesa.
Grande responsabilità! Dev'essere uno lo spirito, quello contenuto nel cuore di S. Paolo, «cor Pauli, cor Christi»[39]; sono uguali le devozioni; e i vari fini convergono in un fine comune e generale: dare Gesù Cristo al mondo, in modo completo, come Egli si è definito: «Io sono la Via, la Verità, la Vita».
UPS I, Istruzione XII, 374-382
- La mano di Dio sopra di me, dal 1900 al 1960. La volontà del Signore si è compita, nonostante la miseria di chi doveva esserne lo strumento indegno ed inetto. Dal Tabernacolo: la luce, la grazia, i richiami, la forza, le vocazioni: in partenza e nel cammino. Vi è qualcosa nel Mi protendo in avanti: ma la carta porta ciò che si scrive. D'altra parte ogni sacerdote va incontro a due giudizi: quello degli uomini e quello di Dio. Per quest'ultimo, che è l'unico che veramente conta, prego tutti ad ottenermi in tempo la misericordia del Signore, a cui nel «nobis quoque peccatoribus» della Messa diciamo «non aestimator meriti, sed veniae quaesumus, largitor admitte»[40] nel consorzio dei santi.
«Sento la gravità, innanzi a Dio e agli uomini, della missione affidatami dal Signore; il quale se avesse trovata persona più indegna ed incapace l'avrebbe preferita. Questo tuttavia è per me e per tutti garanzia che il Signore ha voluto ed ha fatto fare Lui; così come l'artista prende qualsiasi pennello, da pochi soldi e cieco circa l'opera da eseguirsi, fosse pure un bel Divin Maestro Gesù Cristo.
Siamo fondati sulla Chiesa ed il Vicario di Gesù Cristo e questa convinzione ispira sicurezza, letizia, coraggio».
Comunque sia: Don Alberione è lo strumento eletto da Dio per questa missione, per cui ha operato per Dio e secondo l'ispirazione ed il volere di Dio; e perché tutto fu approvato dalla maggior Autorità che esiste
- sulla terra, fu seguito finora da tante anime generose. E per il futuro? Risponde il P. Colin: «Quando è stato approvato un istituto con le sue regole il Superiore o Fondatore (cattiva espressione) deve venir obbedito e deve esigerlo».
Invece Don Giuseppe Giacomo, come individuo, si presenterà al giudizio di Dio con le enormi responsabilità incontrate nella vita.
È piaciuto al Signore che ancora mi trovassi nella condizione di salute e possibilità di poter completare la Famiglia Paolina con i tre Istituti Secolari iniziati dopo il Capitolo Generale del 1957, che stanno compiendo buoni passi: aspiranti, novizi, professi.
Sempre iniziata la nostra vita in Gesù Cristo e come Gesù Cristo nel presepio: «Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis». Posso accertare tutti che tutto, solo, sempre è stato fatto con la luce del Tabernacolo ed in obbedienza; le approvazioni poi della Chiesa ci assicurano che le istituzioni sono buone e possono portare alla santità e sono conformi ai bisogni dei tempi.
1) La Pia Società San Paolo è composta di Sacerdoti e Discepoli, rappresenta la direzione, Parroco, Coadiutori, Fratelli Discepoli; ciascuno con i suoi uffici, tutti in intima ed ordinata collaborazione. Di qui lo spirito che si diffonde, organizzazione delle varie attività, la parola divina che illumina le parti. Esercita un'influenza generale; conforta e sostiene; indica la via della salvezza e santità; coordina con esortazioni l'azione di tutte le parti:
- Il concetto è questo: dare con i mezzi tecnici quanto il Parroco predica a viva voce.
La Pia Società San Paolo e le altre parti della Famiglia hanno ciascuna governo ed amministrazione propria; ma la Pia Società San Paolo è altrice[41] rispetto alle altre.
Prima di iniziarla si è pubblicato il volume Appunti di Teologia Pastorale: è pastorale.
Lo spirito pastorale è comunicare alle anime Gesù Cristo, come Egli si è detto in una definizione riassuntiva: «Io sono la Via, la Verità, la Vita»: elevare e santificare tutto l'uomo: la mente, il sentimento, la volontà: con il Dogma, la Morale, il Culto.
2) Le Suore in generale rappresentano la Donna associata allo zelo sacerdotale, pure pubblicato prima del 1914, quando si raccolsero i primi aspiranti e si aprì la prima e piccola tipografia.
Le Figlie di San Paolo hanno un apostolato collaterale, adoperano gli stessi mezzi tecnici, fanno la diffusione; operano secondo la loro condizione. Specialmente il loro apostolato è rivolto alla donna, nelle varie sue età e circostanze di vita.
Il Parroco ha le sue catechiste, che spesso quanto ai fanciulli compiono un apostolato quasi indispensabile, molto accetto ed efficace.
3) Le Pie Discepole del Divin Maestro Gesù. Hanno tre funzioni nella Chiesa e nella Famiglia Paolina; per cui è da sperarsi dalla Divina Provvidenza un buon numero di vocazioni. L'adorazione eucaristica, servizio o assistenza sacerdotale, apostolato liturgico. La loro Congregazione
- nella Famiglia Paolina va alla radice della vite, ottenere la linfa che alimenterà la pianta, così da portare frutti di santità e di apostolato. Tutto questo è non solo utile, ma necessario in quella che chiamiamo la nostra parrocchia. La loro presenza nei nostri vocazionari e case religiose giova molto di più per le adorazioni – due ore ogni giorno – che non per il loro apostolato domestico.
4) Le Suore di Gesù Buon Pastore. Queste esercitano un apostolato a contatto diretto con le anime e le famiglie, per portare ciò che la Pia Società San Paolo vuole far giungere; e questo lo fanno servendo e compiendo opere parrocchiali, secondo la loro condizione. Tutti esse avvicinano: dal bambino al morente: angeli di luce e conforto. Servono di ponte o materno intermediario tra il popolo ed il Parroco: con la preghiera, le opere, la loro santa parola.
Che sia rispondente ad un bisogno dei tempi questa istituzione, lo dimostrano le tante richieste di Parroci per averle in aiuto. Finora sono state più di cento ogni anno.
5) Mi avevano chiesto da più parti di iniziare istituti per le missioni, gli studi, la vita contemplativa, le opere caritative ecc. Sarebbero ripetizioni; e chi ha tali tendenze troverà facilmente istituzioni per il loro caso.
Invece vennero insistenze dalle nostre maggiori Autorità, ed anche perché, con Don Federico Muzzarelli, avevo lavorato per l'erezione della «Pontificia Opera delle vocazioni religiose», si è iniziato l'Istituto
- «Regina Apostolorum». Questo Istituto è appena adolescente; ancora poche di numero; ma crescono bene. Tra il resto: ha dato buon risultato il «Corso di orientamento nella vita» per corrispondenza; così pure la piccola rivista «Se vuoi, vieni e seguimi». Preghiera, istruzione, attività sono i loro mezzi.
6) Istituti Secolari. Qui sta un grande passo compiuto negli stati di perfezione. Prima erano considerati come religiosi i soli Ordini, nella storia della Chiesa; vita contemplativa. Poi, da qualche secolo, molti istituti vi unirono le attività apostoliche, tanto per gli uomini che per le donne, e così con Leone XIII si considerarono come in stato di perfezione. Ora anche si considerano come in stato di perfezione coloro che, senza abito particolare e senza la materiale vita comune, se hanno la consacrazione a Dio, vivono sotto legittima autorità, si dedicano all'apostolato nel mondo e sono guidati da una regola approvata dalla Chiesa. La Costituzione apostolica «Provida Mater Ecclesia» di Pio XII lo ha sancito; poi con legge propria lo ha regolato.
Ora sono tre gli Istituti Secolari paolini: «Gesù Sacerdote», riservato ai Sacerdoti diocesani; «San Gabriele Arcangelo», per gli uomini; «Maria SS. Annunziata», per le donne.
Il fine generale è sempre la gloria di Dio e la santificazione dei membri, mediante l'osservanza dei tre voti di obbedienza, castità e povertà, e l'ordinamento della vita secondo un proprio statuto. In esso si richiede un'imitazione della vita religiosa nostra.
- Il fine speciale: è l'apostolato collaterale alle altre istituzioni paoline, come risulta dagli articoli 3-4 dello Statuto:
Art. 3. «Il fine speciale consiste nell'esercitare nel mondo l'apostolato, cooperando alle attività particolari della Famiglia Paolina. Perciò i membri, oltre la preghiera e il buon esempio:
1) Collaboreranno alla redazione o alla diffusione della stampa cattolica, specialmente dei libri e periodici delle Congregazioni Paoline; incoraggeranno abbonamenti; promuoveranno biblioteche parrocchiali, familiari, aziendali, scolastiche; costituiranno centri di diffusione della buona stampa; organizzeranno o aiuteranno giornate o settimane del Vangelo, della Bibbia, mostre della buona stampa, giornate catechistiche, liturgiche, ecc.
2) Potranno favorire la divulgazione di pellicole cinematografiche buone; far conoscere e difendere le segnalazioni cinematografiche del C.C.C.; aprire, esercire o coadiuvare all'incremento di sale cinematografiche cattoliche ecc.
3) Nelle Nazioni ove è possibile, potranno preparare programmi per la radio o la televisione, o aiutare le emittenti cattoliche; ovunque potranno appoggiare gli sforzi tendenti a fare di questi potenti mezzi degli strumenti di educazione umana e cristiana.
4) Sarà impegno di tutti i membri riparare i peccati che si commettono abusando dei mezzi tecnici moderni di comunicazione del pensiero umano: radio, cinema, televisione, stampa, spettacoli.
5) Potranno organizzare l'adorazione eucaristica,
- curare il servizio dei Sacerdoti, curare gli arredi sacri, favorire iniziative per la sacra Liturgia.
6) Potenzieranno e aiuteranno il più possibile le opere parrocchiali e diocesane, soprattutto le opere di carattere internazionale.
7) Pregheranno per il Clero e per i Religiosi; potranno cercare e aiutare vocazioni per la Famiglia Paolina e per il Clero Diocesano; promuoveranno e favoriranno le giornate e le mostre vocazionarie e ogni iniziativa atta a incrementare e a sostenere le vocazioni».
Art. 4. «I membri del ramo clericale “Gesù Sacerdote”, in particolare e secondo il proprio stato, riterranno loro primo e principale dovere apostolico quello assegnato dall'Ordinario del luogo. A tale scopo:
1) lo accetteranno volentieri, in spirito di obbedienza;
2) lo compiranno con generosa dedizione, seguendo l'indirizzo e i desideri dell'Ordinario;
3) lo lasceranno, anche con sacrificio, pur accettandone un altro meno gradito, se l'Ordinario lo giudica conveniente.
Può essere che tale ufficio assorba tutte le energie e richieda tutto il loro tempo. In tal caso basterà che lo si compia e si faccia fruttare al massimo. Se invece rimangono tempo ed energie, potranno aggiungere un proprio apostolato, secondo le attitudini e secondo i bisogni locali e generali. Tra queste opere vanno poste in primo luogo l'apostolato della stampa, del cinema, della radio e della televisione».
- Tuttavia possono liberamente fare anche apostolati propri, es. opere sociali, catechistiche, benefiche, ecc.
I loro voti sono riconosciuti dalla Chiesa; hanno approvazione pontificia definitiva, con Decreto dell'8 aprile 1960; sono membri esterni della Pia Società San Paolo.
7) Segue l'«Unione dei Cooperatori Paolini». Essi sono cristiani ordinari, ma che vogliono vivere un po' meglio di molti cristiani. Sono come un Terz'Ordine, ma che non possono così chiamarsi giacché non siamo un Ordine (es. i Benedettini), ma Società religiosa. Devono venir avviati a praticare nella loro vita cristiana le virtù (non i voti) della povertà, castità, obbedienza, secondo il loro stato. Così si conformeranno alla vita paolina apostolica mediante preghiere, offerte, azione nello spirito paolino.
***
Queste istituzioni sono come la parte direttiva, come in una grande parrocchia vi sono: Parroco, Coadiutori, Azione Cattolica, catechistica, cinematografica, stampa; dirigenti in attività per la gioventù, gli uomini, gli artisti; per infermi, vocazioni, canto sacro, azione politica e sociale, beneficenza, per la conversione dei fratelli separati, degli atei. pagani, ecc. ecc.
Come sono uniti questi Istituti:
1) Per la comune origine.
2) Per il fine generale.
3) Per il medesimo spirito paolino, anche nella diversità di opere.
- 4) Per l'attività convergente, cooperante, dinamica, alimentata dall'unica linfa.
Quali i parrocchiani?
Tutta la plebs Christi; et «aliae oves quae non sunt ex ovili et illas oportet ad Christum adducere, ut fiet unum ovile et unus Pastor»[42]: parrocchia unica, attorno ad un unico pulpito, il Papa; ad un'unica mensa, l'eucaristia; ad un unico regime; tutti «conformes imagini Filii Dei; haeredes Dei, cohaeredes Christi»[43].
Tre principii pratici:
1) Le varie istituzioni della Famiglia Paolina avranno alimento e vitalità dalla Pia Società San Paolo. Quanto sarà fervorosa questa, tanto lo saranno le altre parti.
2) Oggi, più ancora che nei tempi andati, vale l'organizzazione, specialmente internazionale, in ogni settore; in modo particolare per l'apostolato. Essere più cattolici come figli prediletti della Chiesa Cattolica. Unirsi per gli apostolati.
3) Comprendersi e amarsi: «Congregavit nos amor Christi unus»[44]; darsi vicendevolmente aiuto di preghiere e di collaborazione. Gli egoismi personali distruggono la vita di comunità; gli egoismi sociali, politici, familiari, distruggono addirittura gli istituti, od almeno li condannano alla sterilità.
Sempre la preghiera del Maestro Divino: «Ut unum sint»[45] applicata non ad un istituto soltanto, ma vissuta in tutta l'immensa parrocchia paolina, che per limiti ha solo i confini del mondo, e per gregge tanto chi già è nell'ovile, come chi si vuol condurre all'ovile.
UPS III, Istruzione VII, 180-191
Integrazione tra gli Istituti della Famiglia Paolina
- Si legge nel Genesi (2,15): «Il Signore dice al serpente: - Io porrò inimicizia tra te e la Donna, fra la tua progenie e la progenie di Lei; Ella ti schiaccerà il capo e tu la insidierai al calcagno...». Ad Adamo disse: «Perché hai dato ascolto alla voce della donna ed hai mangiato il frutto vietato, la terra è maledetta per causa tua...».
Più avanti, al versetto 20, è scritto: «Adamo allora pose a sua moglie il nome di Eva, essendo essa la madre dei viventi. E il Signore Dio fece ad Adamo ed alla sua moglie tuniche di pelle e li vestì...».
Così Iddio annunzia il Redentore e la Corredentrice.
In Isaia il concetto è ripetuto e chiarito: «Il Signore stesso vi darà un segno: ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele». Isaia (9,6): «Ecco, ci è nato un pargolo, ci fu largito un figlio: ha sopra i suoi omeri il principato; ed ecco il suo nome: l'Ammirabile, il Consigliere, Dio, il Forte, il Padre del secolo futuro, il Principe della pace».
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- Art. 185 delle Costituzioni. «Nelle case degli studi i Superiori collochino soltanto religiosi che siano di esempio nell'osservanza religiosa, e si pratichi in esse la perfetta vita comune; in caso contrario gli studenti non possono essere promossi agli Ordini».
Art. 186. «Riguardo agli altri membri che devono dimorare nelle case degli studi, si osservi quanto l'art. 40 stabilisce per il noviziato».
Art. 187. «Durante tutto il periodo degli studi i religiosi siano affidati alla speciale cura di un Prefetto o Maestro di spirito che formi il loro animo alla vita religiosa con opportuni avvertimenti, istruzioni ed esortazioni. Il Prefetto o Maestro di spirito deve possedere quelle qualità che sono richieste per il Maestro dei novizi a norma degli art. 43 e 46. Un Prefetto o Maestro sia preposto anche ai giovani aspiranti perché abbia cura speciale della loro formazione».
Art. 188. «Nelle case degli studi vi sia anche un consiglio formato di sacerdoti che esercitano l'ufficio di Maestro, a norma dell'art. 187, o l'ufficio di insegnanti. Da questo consiglio il Superiore prenda luce ed aiuto per la formazione dei giovani e dei Chierici, e specialmente quando si tratta di promuovere gli alunni agli Ordini, oppure di ammetterli al noviziato o alla professione».
Art. 189. «Se il Maestro di spirito è anche confessore, non può dare il voto per l'ammissione alla professione o agli Ordini sacri».
- Art. 190. «Si usi la massima cura nello scegliere i Maestri, che devono eccellere non solo per scienza vera e facilità nel comunicarla agli scolari, ma anche per un'insigne osservanza religiosa e pietà sacerdotale; sappiano inoltre compiere l'ufficio loro assegnato con grande zelo e diligenza in tutte le sue parti».
Art. 191. «Per quel che riguarda l'assegnamento dei confessori per i giovani, si osservino le prescrizioni date per il noviziato».
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Il Signore creò l'uomo e la donna, ordinandoli l'uno all'altra ed infondendo disposizioni, qualità e tendenze corrispondenti, risultando l'uno per l'altra di complemento: erunt duo in carne una[46]. Dio istituì il Matrimonio e la prima società: la società coniugale.
Dopo la creazione di Adamo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, il Signore disse: non è cosa buona che l'uomo sia solo: gli facciamo perciò un aiuto simile a lui: Eva.
La narrazione biblica: la donna formata dalla costa dell'uomo viene interpretata in senso simbolico: la donna non sotto i piedi dell'uomo come schiava, né sopra di lui per comando all'uomo; ma compagna, a fianco, per aiuto: «adiutorium simile sibi»[47].
La natura è simbolo e soggetto della grazia e della redenzione. Nella redenzione cooperano Gesù Cristo e Maria: Gesù come parte prima e necessaria; Maria come parte seconda, e dipendente.
- La donna è specialmente di aiuto spirituale all'uomo; mentre pure ha la parte necessaria per la generazione ed educazione dei figli.
Così Gesù Cristo, venuto «ut vitam habeant et abundantius habeant»[48], volle Maria al suo fianco per ridonare la vita di grazia, che era stata perduta. Le diciamo: «Salve, Regina, mater misericordiae, vita...»[49].
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Dio creò l'anima di Maria immacolata. L'Arcangelo Gabriele la salutò «gratia plena». Ella cooperò in primo luogo alla redenzione, dando al Figlio di Dio umana carne: «fiat mihi secundum verbum tuum»[50]; «et Verbum caro factum est»[51]. E così noi ricevemmo da Maria il Maestro Divino, l'Ostia di riparazione, il Sacerdote eterno: il frutto benedetto del suo seno, Gesù.
Ella cooperò accompagnando Gesù nel compimento del volere del Padre, e delle profezie: nasce a Betlemme, è adorato dai Magi, è presentato al Tempio, ritorna dall'Egitto. Vive nell'obbedienza la sua vita privata. Il primo miracolo e la sua prima manifestazione come figlio di Dio avvengono per intercessione di Maria.
Ella cooperò sul Calvario: offrendo il Figlio e le proprie sofferenze per la salvezza di tutti. Cooperò agli inizi della Chiesa: nel Cenacolo sostiene la speranza degli Apostoli; con essi pregò; lo Spirito Santo discese; consolò gli Apostoli nei primi tempi della loro missione.
Ora, dal cielo, suscita vocazioni, accompagna l'opera
- sacerdotale, ottiene corona alle fatiche degli apostoli d'ogni tempo.
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La storia della Chiesa come Corpo Mistico si svolge a modo della vita temporale di Gesù Cristo. Infatti la Storia Ecclesiastica ci presenta il ripetersi di un fatto provvidenziale, cioè: per lo più accanto agli Istituti religiosi maschili troviamo corrispondenti Istituti religiosi femminili: Agostiniani ed Agostiniane; Benedettini e Benedettine; Francescani e Francescane; Salesiani e Salesiane; Sacramentini e Sacramentine; ecc., ecc. Questa è un po' la natura degli spiriti, delle cose, degli apostolati. E quando non vi sono i due Istituti collaterali, si cerca qualcosa che supplisca: un complemento.
La donna, anche se consacrata a Dio, ha bisogno del Sacerdote; il Sacerdote deve servirsi in molti apostolati della donna, perché più propri di essa.
Così la Divina Provvidenza, accanto alla Pia Società San Paolo, ha fatto nascere le Suore Figlie di San Paolo, Pie Discepole, Pastorelle, Apostoline (Regina Apostolorum).
Entrano a completare la Famiglia Paolina:
L'Istituto Maria SS. Annunziata;
l'Istituto San Gabriele Arcangelo;
l'Istituto Gesù Sacerdote.
Questi sono parti della Pia Società San Paolo; dipendono secondo le loro proprie regole dal Superiore Generale di essa.
Hanno l'approvazione pontificia e definitiva.
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- Ogni Istituto ha la sua approvazione.
Ogni Istituto ha il proprio governo.
Ogni Istituto ha le proprie costituzioni.
Ogni Istituto ha la propria amministrazione.
Ogni Istituto ha il proprio apostolato.
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Tutti gli Istituti considerati assieme formano la Famiglia Paolina.
Tutti gli Istituti hanno comune origine.
Tutti gli Istituti hanno un comune spirito.
Tutti gli Istituti hanno fini convergenti.
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Gli Istituti femminili godono di una paterna assistenza per parte del Superiore Generale della Pia Società San Paolo.
Il Rescritto risulta dagli articoli 351-352 delle Costituzioni:
Art. 351. «Salvo in can. 500, § 3, il Superiore generale della Pia Società San Paolo abbia una cura paterna, del tutto personale, delle Suore “Pia Società Figlie di San Paolo”, “Pie Discepole del Divin Maestro” e “Suore di Gesù Buon Pastore”, le quali per origine, spirito e fini costituiscono come una sola famiglia con essa, allo scopo di aiutarle paternamente nella preparazione morale e dottrinale all'apostolato, nel conservare il
- loro spirito religioso e nel conseguire il loro fine speciale; allo scopo di difendere fermamente la solida compagine e l'unità di spirito e di disciplina di ciascuna Congregazione, e così poter promuovere efficacemente l'incremento di ognuna di esse».
Art. 352. «Affinché possa adempiere tale dovere, il Superiore generale può prudentemente usare questi e altri simili mezzi:
- a) Vigila paternamente affinché alle Suore sia impartita una retta, solida e completa formazione e cioè: umana, religiosa, intellettuale ed apostolica a norma delle Costituzioni di ciascuna Congregazione.
- b) Restando salde tutte quelle cose che riguardano le visite canoniche interne e esterne a norma del Codice e delle Costituzioni, può visitare paternamente le case delle Suore affinché, se vi trova qualcosa non conforme al proprio spirito religioso e alle Costituzioni, lo comunichi alla Superiora generale. Questa cercherà di provvedere in Domino a norma delle Costituzioni.
- c) Restando fermi i diritti dell'Ordinario del luogo e della Superiora generale a norma dei sacri canoni e delle Costituzioni, può assistere al Capitolo generale, specialmente quando, finite le elezioni, si tratta degli altri affari.
- d) Assiste, in modo speciale e per motivi peculiari, le Figlie di S. Paolo nell'adempimento dell'ufficio della redazione e nella preparazione di esse a tale compito.
- e) Nomina i sacerdoti della Pia Società San Paolo per la previa censura circa la dottrina dei libri editi
- dalle Figlie di San Paolo, secondo le loro Costituzioni, restando sempre fermo il diritto dell'Ordinario del luogo, a norma del Codice, prima che le edizioni diventino di diritto pubblico.
- f) Siccome dall'azione concorde della Pia Società San Paolo e delle Figlie di San Paolo viene certamente fomentato l'ottimo e stabile regolamento dell'apostolato delle edizioni e ne viene grandemente aumentata l'efficacia per il bene delle anime, il Superiore generale vigila e si adopera affinché l'apostolato delle edizioni nella redazione, nella tecnica e nella divulgazione venga promosso e coordinato di comune accordo a norma delle Costituzioni di tutte e due le Congregazioni».
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L'unione di spirito. Questa è la parte sostanziale. La Famiglia Paolina ha una sola spiritualità: vivere integralmente il Vangelo; vivere nel Divin Maestro in quanto Egli è Via, Verità e Vita; viverlo come lo ha compreso il suo discepolo San Paolo.
Questo spirito forma l'anima della Famiglia Paolina; nonostante che i membri (costituiti dagli Istituti collegati) siano diversi ed operanti variamente; ma tra loro uniti in Cristo e nel fine dell'Incarnazione e Redenzione: «gloria a Dio, pace agli uomini». Nessuna spiritualità particolare: come si immaginerebbe chi pensasse alla spiritualità benedettina, domenicana, francescana, certosina, ignaziana, carmelitana, salesiana,
- liguorina, ecc., che hanno ciascuna particolarità proprie e caratteristiche rispetto alle altre.
Il Vangelo unisce tutti; vissuto integralmente significa spiritualità cristiana; che è l'unica, la vera, la necessaria spiritualità per tutti. Occupazioni diverse, ma spirito unico.
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Amare il Signore con tutta la mente, tutto il cuore, tutte le forze e volontà. Amare il prossimo come noi stessi. In duplice funzione: allontanare ciò che è male, errore, vizio, peccato, morte dal prossimo; portare ciò che è bene: verità, virtù, grazia.
Per realizzare questo al massimo: lasciare tutto, per prendere tutto. Assicurarsi il centuplo e la vita eterna.
«Vivo ego, iam non ego; vivit vero in me Christus»[52]: la mente di Gesù, il cuore di Gesù, la volontà di Gesù.
Essere membra vive ed operanti del Corpo Mistico di Gesù Cristo. «Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos»[53]; «Euntes in mundum universum: praedicate Evangelium omni creaturae»[54].
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Alimentazione comune: l'Eucarestia. Alla Presenza reale corrisponde la Visita al Ss. Sacramento; al Sacrificio corrisponde la Messa; alla vita corrisponde la Comunione.
Per tener vivo questo comune spirito: In quanto
- possibile, specialmente alle Case Generalizie femminili ed ai rispettivi Vocazionari e Noviziati: le predicazioni ordinarie e le confessioni, serve il ministero sacerdotale paolino, quando è possibile.
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Avvertenze
Le Suore Pie Discepole dànno parte della loro attività presso le Case della Pia Società San Paolo.
È necessaria la discrezione nell'esigere per l'orario.
È necessario corrispondere un equo contributo.
È necessaria la debita separazione, voluta dai sacri canoni e dalla prudenza.
È necessaria la stima, come pure il dovuto rispetto a chi è consacrato a Dio.
Per le relazioni: nelle varie intese, per il buon andamento, trattino tra loro: la Madre ed il Superiore della casa.
Il maggior contributo alla Famiglia Paolina, per parte delle Pie Discepole, viene dato dalle ore di adorazione.
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La virtù della prudenza nelle relazioni con le Suore è di massima importanza:
hanno il loro spirito che risulta dalle Costituzioni: non se ne dia un altro;
hanno abbondanza di sentimento: lo riservino tutto per il Signore.
- Prudenza in confessionale, sul pulpito, nei necessari rapporti di apostolato.
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«La Chiesa e la Società - ha proclamato il Santo Padre Pio XII il 23 aprile 1950 - molto devono a queste vergini consacrate. Invero, esse non ci sarebbero se Dio non le suscitasse perpetuamente da tutti i popoli con la sua soprannaturale ispirazione; ma chi mai potrebbe degnamente occupare il loro posto? Imparino perciò tutti, non soltanto a render loro le lodi dovute, non solo ad aiutarle secondo la possibilità e a godere liberamente dei loro favori e dei loro servizi, ma anche, ciascuno secondo la sua condizione, a tendere a quella perfezione di virtù dalla quale soltanto si possono ricevere salutari benefici».
«Difficilmente - scrive P. Lombardi - si può pensare nel mondo una realtà più bella di tale esercito di vergini consacrate: il paganesimo se ne procurò alcune poche con la costrizione esteriore, pel decoro di culti particolarmente importanti; la Chiesa ne ha sempre a disposizione centinaia di migliaia, offertesi spontaneamente in letizia, ringiovanite ogni anno da nuove schiere di sorelle».
«In un momento grave come il nostro, con mille imprese sante da attuare, ecco il problema caratteristico nei riguardi delle Suore: metterle in pieno valore, farle servire all'edificazione dell'età nuova, con l'apporto completo della loro generosità e delle loro immense possibilità».
- «Non sembra esagerato affermare che fra le miniere di forze attualmente disponibili e da sfruttare meglio oggi per il bene del genere umano, è questa delle Suore, che può riservare le più ridenti sorprese per un avvenire anche prossimo...».
Conviene disilluderci: vi sono opere che richiedono spirito di pietà robusta, altre che esigono pazienza e sacrificio, altre che vogliono disinteresse: non vi sono d'ordinario che le Suore capaci di compierle.
“Anima e corpo per il Vangelo” (ACV)
Per una coscienza sociale, pp. 151-156
13. Tra le Famiglie Paoline [55]
Piacque al Signore che le nostre Congregazioni fossero quattro; ma possiamo dire: «Congregavit nos in unum Christi amor... Simul ergo cum in unum congregamur, ne nos mente dividamur, caveamus».[56]
Vi è una stretta parentela tra esse, perché tutte nate dal Tabernacolo. Un unico spirito: vivere Gesù Cristo, e servire la Chiesa. Chi rappresenta tutti, intercedendo, presso il Tabernacolo; chi diffonde, come dall’alto, la dottrina di Gesù Cristo; e chi si accosta alle singole anime.
Vi è tra esse una stretta collaborazione spirituale, intellettuale, morale, economica.
Vi è separazione per governo ed amministrazione; ma la Pia Società San Paolo è altrice [57] delle altre tre.
Vi è separazione; eppure un vincolo intimo di carità, più nobile del vincolo del sangue.
Vi è indipendenza tra loro; ma vi è uno scambio di preghiere e di aiuti, in molti modi; l’attività è separata, ma vi sarà una partecipazione alle gioie e alle pene.
Sapersi comprendere: questo è il primo passo verso una convivenza che, più di quella di buon vicinato, è di una parentela sui generis, poiché è comunione di pensiero, di spirito, di aspirazioni.
Sapersi rispettare: il [detto] «la carità non pensa male» [1Cor 13,5] vale molto bene qui; quindi: «pensare bene, desiderare il bene, parlare in bene, far del bene». Sapersi aiutare: quando una famiglia è stabilita in una nazione, preparare l’ingresso alle altre.
Coordinarsi: Nessuna concorrenza tra le Congregazioni femminili nella ricerca delle vocazioni; saperle suscitare, ma lasciare libere le giovani di entrare ove si sentono spinte e ne hanno le attitudini. Quelle che escono da una Congregazione non siano accettate nell’altra. Ciascuna Congregazione compia il proprio apostolato; le altre ne rispettino il campo e le iniziative, dandovi anche, quando se ne presenta l’occasione, una cooperazione.
* * *
La coordinazione tra le quattro Congregazioni si compie tra i Superiori; i sudditi prenderanno dai rispettivi superiori le disposizioni.
Le minute difficoltà che si incontrano nel cammino, per quanto è possibile si risolvano in modo paterno dal Superiore della Pia Società S. Paolo. I cuori siano ragionevolmente docili; la carità è vantaggio così grande che merita bene qualche sacrificio.
La carità [58] nella Chiesa regola la sua azione sociale.
La carità è il principio, il movente, l’elemento determinante dei Canoni e di ogni disposizione data dalla Chiesa e da ogni autorità ecclesiastica e religiosa. Poiché Pietro amò «più di costoro» [Gv 21,15], così ebbe l’ufficio di governare e disporre per tutta la Chiesa. E nella Chiesa non vi è potere se non da Gesù Cristo, esercitato dal suo Vicario in terra.
Così la carità conduce ad una interpretazione retta di quanto viene disposto; ed ugualmente la carità conduce all’esecuzione santa, applicando tutto il nostro essere: mente, forze e cuore.
Le nostre Congregazioni sono ben distinte nei fini e nei mezzi; vi è tuttavia sempre un terreno di confine che non può essere precisato al millimetro, appunto perché tutte quattro servono ed operano nella Chiesa e per la Chiesa.
La carità, dunque, supplisca a quello che le Costituzioni non possono precisare. Per esempio: è chiaro che le Suore Pastorelle si occupano, nei limiti della parrocchia ove sono stabilite, del bollettino, della biblioteca, della diffusione dei catechismi, ecc., sotto la direzione del Parroco. Così la carità troverà il modo di convivenza ed attività di una libreria paolina e di un centro di apostolato liturgico.
Incontrarsi, sentirsi, considerarsi vicendevolmente, e la retta intenzione, saranno modi di intesa, di pace, di maggior frutto.
Fu un buon parroco dell’albese che regalò a San Paolo [59] il secondo nostro calice; disse, offrendolo: «Vedi che ho fatto incidere nel piede: Ut unum sint; sono le parole del Maestro Divino, e sarà sempre questa unione tra di voi che permetterà lo sviluppo dell’Istituto, la pace ed il fervore di ognuno». È infatti nell’orazione sacerdotale che Gesù, per quattro volte, domandò al Padre questa unità tra gli Apostoli prima, poi tra i fedeli tra di loro e con la Gerarchia ecclesiastica:
«Padre santo... che siano uno, come anche noi».
«...Che tutti siano uno, come tu Padre in me e io in te, perché anch’essi in noi siano uno».
«...Che siano uno, come anche noi siamo uno».
«Io in loro, e tu in me: perché siano perfetti nell’unità» (Gv 17,11.21.22.23).
E dalla situazione presente nella Chiesa comprendiamo come questa insistenza del Divin Maestro avesse profonda ragione: quante migliaia di scismatici, e centinaia di migliaia di eretici, e discussioni sregolate su verità di fede e principi di morale.
* * *
La socievolezza vuole che si pratichi l’ospitalità. L’ospitalità, raccomandata da S. Paolo, importa il dovere nell’ospitante di essere accogliente e premuroso; ma anche il dovere nell’ospite di essere rispettoso ed edificante, «ospitali gli uni verso gli altri, senza mormorare» [1Pt 4,9]. Non disturbi l’ordine nella casa, ne apprenda il bene, non prolunghi la dimora oltre il bisogno.
Ovunque i Nostri ricevano l’ospitalità e la accoglienza fraterna; ma insieme, ovunque si va, si eviti di gravare con troppe pretese sopra i fratelli; si eviti, in quanto possibile, di recare disturbi. Non si faccia circolare il male da una casa all’altra, ma il bene! si edifichi, invece, con l’esempio di osservanza religiosa.
* * *
La socievolezza è molto favorita da ricreazioni liete, in comune, regolate dalla prudenza.
* * *
La Famiglia paolina sempre si è appoggiata all’Unione Cooperatori Apostolato Edizioni.[60] Da essi molto ha ricevuto e ad essi molto ha dato; e con essi molto si sente legata spiritualmente, e per mezzo del bollettino proprio. Il dono di riconoscenza più grande è la celebrazione di 2400 Messe ogni anno a loro favore; poi vi sono le preghiere per i viventi e defunti; la partecipazione al bene che compiono le Congregazioni nostre; le indulgenze; e per i più insigni Cooperatori anche le Messe Gregoriane dopo la morte. La socievolezza richiede da parte nostra la più viva riconoscenza.
Istruirli per loro santificazione ed illuminarli per una cooperazione sempre più efficace, sono due nostri compiti.
* * *
Aiutare i vocazionari, perché questi hanno forte peso; tanto più se il vocazionario si trova da principio. Che una casa composta interamente di professi, possa facilmente provvedere a sé, è cosa ovvia. Ma essa deve pensare che riceve persone già formate; invece vi sono case ove le costruzioni, i macchinari, le scuole, l’assistenza spirituale, ecc., le spese quotidiane sono forti. In ogni istituto le case formate di soli professi contribuiscono per determinazioni precise ai vocazionari. Da noi non fu ancora ciò stabilito, perché finora lo spirito di carità vicendevole ha supplito; vi è da pregare che tutti siano comprensivi e veramente pieni di bontà. Questo non è tuttavia solo dovere di carità, ma dovere naturale di giustizia in una società. Esempio: nella società domestica (supponiamola composta di cinque persone) il padre provvede a tutti i membri, pur in una qualche collaborazione, se possibile.
* * *
Anche nell’apostolato sarà operante la coscienza sociale. In Italia si compie una redazione che può servire di indirizzo, o meglio, di orientamento per le altre nazioni; vi può essere uno scambio di edizioni tra nazione e nazione, nel senso già spiegato a riguardo del Centro internazionale di Roma [61] e dei centri delle altre nazioni; tutto sarà facilitato se si darà la doverosa e necessaria precedenza nel pagamento dei debiti interni.
“Alle Figlie di San Paolo”
Alle Figlie di San Paolo 1940-1946, (1941) p. 179-180.
La Chiesa è il corpo mistico di Gesù Cristo. Anche le piccole società che sono nella Chiesa, sono il corpo mistico di Gesù Cristo. Lo Spirito Santo ne è l'anima, come è l'anima della Chiesa. Anche la vostra Congregazione è quindi il corpo mistico di Cristo
~
Voi dovete riprodurre in voi stesse Gesù Cristo. Notiamo però, che, se ogni società è corpo mistico di Gesù Cristo, ognuna lo rappresenta in una maniera speciale. Ad es.: gli istituti che hanno uno scopo caritativo, lo rappresentano specialmente nel suo cuore; gli istituti dedicati all'insegnamento, lo rappresentano specialmente come Maestro. Il B. Eymard ha messo nel suo stemma: Vita eucaristica; S. Domenico il motto: Veritas; S. Francesco: Caritas.
Il vostro Istituto ha lo scopo di riprodurre Gesù Cristo integralmente. Quindi è molto elevato il vostro ufficio, la vostra missione. Per riprodurre integralmente Gesù Cristo, vi stanno le Figlie di San Paolo, le Pie Discepole, le Suore di Gesù buon Pastore: verità, vita, via. Le tre parti riproducono tutto il Cristo: il merito di una parte ridonda anche a vantaggio delle altre due. Dobbiamo quindi essere contenti di arricchirci di tutti i meriti delle due sezioni alle quali non si appartiene. Partecipando non si perde, come non perde la mano che prende il pane e lo dà alle altre membra del corpo, perché, mentre nutre le altre, nutre pure se stessa. Essere un corpo mistico è una felicità, non è mica come stare a casa dove uno fa un ufficio e l'altro un altro.
Alle Figlie di San Paolo 1940-1946, (esercizi spirituali, ottobre 1941) p. 319, 320.
Per vivere la carità (non per farne solo qualche atto) bisogna essere persuasi che la nostra carità è perfetta quando rassomiglia a quella di Gesù. Ora, come ci si presenta Gesù? Come Verità, Via e Vita. Come il Maestro che ci istruisce, che ci offre l'esempio della sua vita e la sua grazia.
Ogni anima che vuol vivere la carità dovrebbe, ad imitazione di Gesù, dare alle anime la verità, dare buon esempio (via) e la grazia, con la preghiera (vita). Ma anche come comunità bisogna avere questa carità e riprodurre Gesù Verità, Via e Vita.
Ora, la vostra Congregazione è compita nelle sue parti, perché vi è chi dà la verità, chi dà le opere e chi dà l'Eucaristia.
La comunità, composta delle Figlie, delle Pastorelle e delle Pie Discepole, dev'essere la vera immagine di Cristo, del suo corpo mistico. Perciò deve circolar tra di voi una carità intima. Dire: fra tutte riproduciamo il Cristo. E quanto più si darà perfettamente, alle anime, la verità, l'opera e la grazia, tanto più si riproduce perfettamente Gesù Cristo. È quindi un attentato contro la comunità mantenere dei dissapori tra i vari gruppi. È un guastare l'opera di Cristo. Che, se nelle altre congregazioni le mancanze di carità hanno un certo peso, nella vostra hanno un peso assai più grave.
[…]
Tenete bene il tesoro che Gesù ha affidato alle Pie Discepole: l'Eucaristia. Tenete bene il tesoro delle opere che Gesù ha affidato alle Suore di Gesù buon Pastore.
Alle Figlie di San Paolo 1950-1953, Meditazioni varie 1953, p. 461-462.
Ecco, ieri facendo il calcolo delle persone che sono nelle Famiglie Paoline, ho sentito maggiormente la responsabilità, e certamente con me la sentono tutti i sacerdoti e tutti i maggiormente responsabili nelle nostre Famiglie Paoline. Oltrepassano i quattromilacinquecento: i sacerdoti, i professi, le professe, le novizie e gli aspiranti. Dunque, di quattromilacinquecento persone già nelle nostre case, noi dobbiamo rispondere a Dio. Io supplico che tutti si uniscano in preghiera, perché da queste quattromilacinquecento persone molti santi abbia la Chiesa, abbia la Congregazione. Ed essi, questi quattromilacinquecento, siano anche seme che produce abbondantemente, onde la Famiglia Paolina, anzi le Famiglie Paoline diano gloria al Signore, attendano a perfezionarsi ogni giorno mediante l'osservanza dei voti e della vita comune, e nello stesso tempo, dedicate all'apostolato, possano illuminare le anime, orientarle verso il cielo, perché queste anime siano membra vive nella Chiesa, membra vive e operanti. Oggi non basta più la vita comune, è necessario l'eroismo, perché le difficoltà si sono moltiplicate e gli esempi cattivi sono tanti. E allora, solamente i forti, solamente le persone scelte combatteranno valorosamente e vinceranno. I religiosi, le religiose che hanno grande spirito, sono come una calamita che attirano altri religiosi e altre religiose. I religiosi e le religiose di poco spirito abbassano il livello morale e allontanano ancora i chiamati.
Alle Figlie di San Paolo 1950-1953, Meditazioni varie 1953, p. 500-501.
La carità va anche considerata nei riguardi di altre persone che generalmente però si trattano bene. Circa le Pie Discepole e le Pastorelle dobbiamo dire questo: la Provvidenza ha condotto le cose a questo punto in cui ci troviamo e noi non dobbiamo chiedere spiegazione di questo, altrimenti ci meriteremmo il rimprovero fatto da Dio a Giobbe. Da una parte le Pie Discepole hanno il loro lavoro determinato e anche le Figlie di San Paolo l'hanno. Le Pie Discepole non si potevano decisamente staccare dall'apostolato delle Figlie di San Paolo, del resto anche le Figlie di San Paolo fanno dell'apostolato liturgico, forse in proporzione maggiore. C'è però un po' di disordine, lasciamo che le cose si chiariscano, non sarà sempre nuvolo.
[…]
Qualche cosa è avvenuto anche nei riguardi delle Pastorelle, ma anche loro si metteranno a posto. L'apostolato di ogni Congregazione è così vasto, così esteso che durerà fino alla fine dei secoli. E poi il mondo è largo! E non siamo ancora andati né in Africa né in Australia5, mettervi [perciò] fin d'ora le intenzioni di potervi andare. Che una Congregazione non si senta superiore all'altra: siete sorelle. E, non devono le Pie Discepole pregare per tutte le Congregazioni? E non devono le Figlie di San Paolo aiutarle in qualche altro modo? Perché chiamarle: serve dei preti? Questa non è solamente una frase volgare, ma rasenta il sacrilegio.
Alle Figlie di San Paolo 1955, 9. La propaganda collettiva I, p. 82.
Importantissimo è che non si prenda solo occasione per giudicare in male o criticare. Quello non serve a nulla e generalmente scoraggia e offende la carità. Invece aiutare, suggerire |68| umilmente, questo sì, sostenersi vicendevolmente. Che non offendano le Figlie di San Paolo e che non offendano la Pia Società San Paolo. Bisogna sostenerci vicendevolmente. La famiglia è una, bisogna volersi bene. I difetti diciamoceli chiaramente, ma non facciamo perdere la stima alle persone. Diciamoceli fra di noi in “camera caritatis”, onde si ricavi frutto. Per mia parte vi sono molto riconoscente se dite, se consigliate. Non parlare per parlare, ma dire cose veramente utili, convenienti, in primo luogo per il bene delle anime, per il bene della Congregazione ed infine per il bene dell’apostolato. Però, sempre aiutarsi in tutte le maniere!
Alle Figlie di San Paolo 1955, II. Vita comune, p. 134.
Questa vita comune portarla ad un senso ancor più largo: volersi bene tra le quattro Famiglie Paoline. |130| Naturalmente, ogni Congregazione ama se stessa ed estende alle altre il suo amore. D’altra parte avete le direttive, seguite quelle. Adesso dovrei accennare ai vantaggi e al modo di vivere la vita comune. Ma quante volte siamo in pericolo di rompere i piatti e di moltiplicarli... Gesù prima di andare a morire ha fatto la preghiera che chiamiamo sacerdotale e in questa ripete quattro volte: «…che siano uniti (che si vogliano bene) come io, Padre, e te siamo uniti...». Viaggiando nell’Emilia una volta abbiamo incontrato un camion rosso con motrice e rimorchio, con la scritta grande: Ut unum sint. Ho chiesto cosa volesse dire quella scritta, e mi fu risposto: Noi italiani dobbiamo andare più d’accordo, anche se ci sono dei comunisti. In comunità, anche se ci sono delle piccole cose, bisogna andare d’accordo. Ora chiediamo a Gesù quattro volte questa grazia dell’unione. Ve la dia proprio Gesù questa grazia e vedrete come sarete più contente, sarete più in pace e vi farete i più bei meriti della vita comune.
Alle Figlie di San Paolo 1955, III La nostra vocazione, p. 433.
Intanto la Famiglia Paolina si ricostituisce in paradiso dove già altre sorelle vi aspettano e sono nel godimento, e dove sarete [anche voi] sempre felici. Ma queste non sono parole che si dicono, è la storia della nostra vocazione, la chiamata di Dio, la corrispondenza alla vocazione fino in punto di morte. Poi [ci sarà] l’ingresso in paradiso dove la Famiglia Paolina sarà costituita per tutta l’eternità, indissolubilmente e nella piena beatitudine, con S. Paolo e con la Regina Apostolorum attorno al Maestro divino.
Alle Figlie di San Paolo 1957, 30. Alla scuola del Divin Maestro Via e Verità e Vita, p. 229-230.
Ricordiamo questo: nel 1900, verso la fine dell’Anno Santo, eravamo già a novembre, Leone XIII promulgò un’Enciclica2 che invitava a dare uno sguardo al nuovo secolo che stava avvicinandosi, ed era destinata a dare l’indirizzo alla cristianità per il nuovo secolo. L’indirizzo era questo: seguire Gesù in quanto egli è, come egli è Via, Verità e Vita. E avete stampato questa Enciclica pochi giorni fa. Leone XIII dimostra che l’indirizzo per l’umanità, il programma per la cristianità nel secolo che stiamo trascorrendo è veramente questo: studiare, imitare, seguire Gesù Cristo in quanto è Via, Verità e Vita. L’indirizzo per il secolo.
La Società San Paolo allora, ha fatto proprio questo indirizzo. D’altra parte, poco dopo S. Pio X, succeduto a Leone XIII, prendeva come programma: «Instaurare omnia in Christo», che con altre parole ha lo stesso senso. E la Società San Paolo lo ha preso come indirizzo e lo ha inserito nelle Costituzioni. Cosicché articoli fondamentali sono quelli che dicono che la pietà deve essere uniformata alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; e che lo studio deve uniformarsi alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; e che l’apostolato deve dare Gesù Maestro Via, Verità e Vita. E ci sarebbe ancora un punto che però è implicitamente indicato: tutta la vita paolina sia inserita, ossia uniformata a Gesù Cristo Via, Verità e Vita. Così ciò che viene dal Vangelo e che vuole veramente Gesù, ci è ripetuto dal Vicario di Gesù Cristo, dal Papa Leone XIII, come indirizzo per il nuovo secolo.
Allora, che cosa dobbiamo fare nell’approssimarsi delle feste natalizie? Cosa chiedere al Bambino? Chiedere al Bambino di uniformare i nostri studi, la nostra disciplina religiosa, la nostra pietà, il nostro apostolato a questa devozione, a questo spirito, cioè a Gesù Cristo Via, Verità e Vita. E vuol dire che non abbiamo da considerare soltanto la sua dottrina, né soltanto la sua morale, né soltanto la liturgia della Chiesa, ma abbiamo da considerare Gesù Cristo come egli è.
Alle Figlie di San Paolo 1960, II. La nostra spiritualità, p. 337.
Vedete, la Famiglia Paolina ha un suo carattere. La Famiglia Paolina, bisogna considerarla così, è una grande parrocchia in cui la Pia Società San Paolo figura da parroco e voi figurate da catechiste, collaboratrici con il parroco. Poi vi sono quelle che devono pregare di più come le Pie Discepole, e quelle che devono andare ai singoli come le Pastorelle. Poi ci saranno coloro che pur stando fuori cooperano da fuori, poiché le Annunziatine e i Gabriellini sono membri esterni della Famiglia Paolina, ma paolini che hanno già l’approvazione pontificia, e tante volte si trovano in difficoltà maggiori delle vostre. L’osservanza dei voti per loro è più difficile: devono amministrare e conservare la povertà, in più devono vivere in mezzo ai pericoli, eppure essere delicati di coscienza; devono disporre tante volte in libertà e devono sempre obbedire e tradurre, come dice il Papa, tutta la loro vita in apostolato.
Occorre poi che ci siano coloro che si dedicano particolarmente al grande problema che oggi ha la Chiesa: le vocazioni. E, infine, i Cooperatori. Certamente non abbiamo ancora fatto tutto quello che dobbiamo fare, e in questo volevo dire aiutatemi un po’, perché da una parte sapete che sono vecchio, quindi ho poche forze, e d’altra parte questo nuovo movimento di persone e di anime è un grande beneficio alla Famiglia Paolina. Ma già avete fatto molte cose, almeno in parecchie parti.
“Alle Pie Discepole del Divin Maestro”
ALLE PIE DISCEPOLE DEL DIVIN MAESTRO 1947 (Apd 1946-1947, p. 37, 38)
- Col fine vostro di preghiera, voi dovete completare le Figlie [di San Paolo]. Ciò può essere conseguito in due maniere: o con unione canonica ed organica; o come Famiglia unita solo spiritualmente. Chiediamo separazione canonica, nell’unione spirituale.
Col vostro apostolato, sostenere le Figlie di San Paolo; sempre pregare ed offrire sacrifici per esse! Amarvi tanto, tanto.
- Simile è il vostro compito; ed è la parte migliore. C’è qualche testolina che si crede umiliata e si smarrisce. Avete l’apostolato eletto, compierlo nel raccoglimento. Ancelle, sentinelle del Tabernacolo. Fare un passo avanti, come dovete fare ora, non vuol dire indietreggiare. Non menomate la vostra vocazione, stimatela, rendetevene degne. L’apostolato è prezioso; fatelo in silenzio. Forse se aveste fatto più silenzio, non vi sareste addossata la croce1. Meritare per tutte le Famiglie religiose, nostre; anche nelle necessità che verranno in seguito.
Dovete ottenere grazie per i Religiosi, le Religiose, il Clero, il Papa, i Vescovi, dovete ottenerle con la preghiera, l’umiliazione, il dolore, il sacrificio. Sacrifici ne avete fatti? Alcuni sì, nel lavoro sì, anche superiori alle vostre forze. Invece certi altri sacrifici, come il silenzio, le mortificazioni, non tanto. Qui dovete arrivare.
Le Discepole sono nel Cuore di Gesù; ma temo che non interpretiate bene. Avanzate, avanzate, nella pietà eucaristica: fatevi sante.
ALLE PIE DISCEPOLE DEL DIVIN MAESTRO 1960 (p. 115)
- E poi la chiesa qui, e proprio il tabernacolo, è nel centro della Famiglia Paolina e cioè: la Società San Paolo, le Pie Discepole, le Figlie. Il centro di questo terreno e di queste costruzioni è proprio il tabernacolo della cripta. Allora di lì che si spandano le grazie per tutte le persone, per le vocazioni che il Signore ha destinato e per la loro formazione e per la santificazione di chi già ha abbracciato la sua via ed è entrato nella sua propria vocazione, sì.
Allora si sente di fare qualche cosa per le anime, di fare qualche cosa per le vocazioni, poiché, non è il primo vostro compito di fare il servizio, ma il primo è di ottener le grazie per le vocazioni, la loro formazione, e poi, perché le vocazioni formate abbiano da lavorare santamente, fruttuosamente nella Chiesa di Dio, sì. Quindi, primo, la liturgia.
ALLE PIE DISCEPOLE DEL DIVIN MAESTRO 1963
- LA FAMIGLIA PAOLINA (pp. 167-178)
Corso straordinario di Esercizi Spirituali (12 maggio - 1 giugno 1963) alle Superiore e Suore anziane delle Pie Discepole del Divin Maestro. Ariccia, Casa Divin Maestro, 23 maggio 19631
161. Oggi i pensieri, i desideri, i nostri voleri, orientati verso il cielo. Il Maestro ci ha preceduti. Maria, maestra, ci ha preceduti e ci attendono lassù. In domo Patris, mansiones multae sunt2: nella casa del Padre nostro celeste vi sono molti posti. Perché il paradiso ha tre proprietà.
La prima proprietà, questa: il paradiso soddisferà tutti i nostri desideri e aspirazioni, tutte, legittime, secondo il Vangelo, secondo Dio. Sarà soddisfatta la mente, il cuore, la volontà, il corpo, tutto. Soddisfatta ogni facoltà.
Secondo: il paradiso è eterno. I meriti si compiono su questa terra e ogni merito, ancorché piccolo, ancorché di un momento soltanto, avrà un premio eterno. Perciò non vi è proporzione fra quello che noi facciamo, per meritare, rispetto al premio che il Signore darà in eterno. Momentaneum et leve tribulationis nostrae [supra modus in sublimitate] aeternum gloriae pondus operatur in coelis3. E si avrà una misura buona e piena e versante4 - diciamo - perché l'anima non potrà mai contenere, comprendere tutto Dio, ma ognuno secondo i meriti.
Inoltre, la corona del cielo avrà una «inequalitas», cioè diversità fra l'uno e l'altro5, proporzionata a quello che si sarà fatto sulla terra, a quello che si sarà sofferto, secondo che la vita nostra è stata in Cristo, ecco. Quella è la misura, secondo che noi viviamo in Gesù Cristo con la mente, col cuore, con la volontà e con le attività, ciò che si compie e ciò che si soffre, tutto.
Perciò le tre proprietà che ha il cielo, cioè: soddisferà totalmente i giusti desideri, le sante aspirazioni. E poi occorre pensare come il paradiso è eterno. Da quanti secoli sono in cielo gli Apostoli, ad esempio? E poi l'ineguaglianza perché il Signore proporziona il premio a quello che sulla terra si sarà fatto, secondo cioè che la nostra vita sarà stata in Christo et in Ecclesia6. In Cristo fisico considerato, e in Cristo mistico, nella Chiesa.
- Oh, sulla terra una Famiglia Paolina, in cielo una Famiglia Paolina. E non habemus hic civitatem1stabile. Non abbiamo qui una cittadinanza definitiva, manentem civitatem, no. Qui si può prendere la cittadinanza in Italia, si può prendere negli Stati Uniti, si può prendere in Giappone. Ma la cittadinanza definitiva, quella che non si cambierà più: la cittadinanza celeste; lassù, i cittadini dell'eterna Gerusalemme.
Ora, come si compone la Famiglia Paolina?
Non bisogna misurarla soltanto in quello che è all'esterno, cioè: si aggiunge quest'anno la tal cosa, si è aggiunto quell'altra cosa, o Istituto o che sia «l'Unione per le vocazioni»2o che sia «l'Unione per la Bibbia»3. Quello che importa è considerare che la vita paolina è «in Ecclesia», come l'ha voluta Gesù Cristo, la Chiesa.
Quindi Gesù ha voluto 12 Apostoli. Ecco, corrispondono i sacerdoti.
Gesù Cristo ha voluto 72 discepoli. Ecco, corrispondono i Discepoli.
Gesù ha voluto che si andasse in tutto il mondo, sì. E allora ecco la missione, lo spirito della missione nel mondo intiero.
Gesù ha voluto esser servito dalle pie donne, Maria a capo. E allora ecco le suore.
Così gli Istituti sono da considerarsi: la Pia Società San Paolo, la Famiglia dei Discepoli, i Gabrielini e i sacerdoti dell'«Unione di Gesù Sacerdote» affinché l'apostolato maschile sia completo, a cui si aggiunge, poi, «l'Unione dei Cooperatori» poiché tutti nella Chiesa devono cooperare4.
Oggi si scrive tanto, si pubblica tanto sull'apostolato dei Laici, del laicato. E in uno dei 17 punti degli schemi per il Vaticano II, Concilio Vaticano II, è dedicato, uno dei 17 punti, all'apostolato laico5. E questo, Gabrielini; e questi, che partecipano come Cooperatori.
Oh, ma il Signore Gesù ha valorizzato la donna nella sua giusta misura, sì, nella sua giusta misura, quindi, nato da Maria. Il mistero, la Sapienza di Dio, del Figlio incarnato. E come egli visse sotto la direzione della madre, e come egli si circondò, durante il suo apostolato pubblico, suo ministero pubblico, di pie donne le quali lo seguivano, le quali lo assistevano ed erano fedelissime, a capo Maria. E dice un autore: Se Gesù predicava il Vangelo, Maria mostrava come il Vangelo della perfezione si poteva vivere, come lo viveva. E allora, ecco, il Signore ha disposto che la donna fosse associata allo zelo sacerdotale e quindi, gli Istituti femminili. D'altra parte non c'è da stupirsi se il numero di quelli che sono entrati a far parte come apostoli, come discepoli, ecc., il numero è proporzionato o secondo i voleri di Dio o secondo la corrispondenza ai voleri di Dio, la corrispondenza degli uomini.
Alcuni giorni fa, mons. Segretario dei Religiosi6 parlando ha detto che le suore nel mondo sono un milione e 700 mila. Allora l'associazione dello zelo della donna allo zelo sacerdotale, nella sua giusta misura perché tutti abbiamo la vita soprannaturale da Gesù Cristo. Perciò: le Figlie di San Paolo, le Pie Discepole, le suore Pastorelle e le suore Apostoline.
- Perché la Chiesa ora ha bisogno che si moltiplichino le vocazioni. E Gesù Maestro è stato il primo vocazionista. Prima di predicare egli si è cercato le prime vocazioni, e allora: Giacomo, Giovanni, Pietro, Andrea, Natanaele, ecc. perché - si è considerato - gli Apostoli venivano eletti per rimanere con Gesù1e quindi potevano modellar la loro vita sulla vita di Gesù e sentire e meditare la Parola di Gesù, il suo insegnamento onde poi, a loro tempo, vivessero secondo gli esempi di Gesù e predicassero ciò che Gesù predicava e aveva predicato. Oh, la necessità delle vocazioni. Vocazioni al sacerdozio diocesano, vocazioni al sacerdozio religioso, vocazioni alla vita religiosa laica, alla vita religiosa della suora.
E quindi l'aggiunta delle Annunziatine e l'aggiunta dei sacerdoti diocesani, poiché non possono vivere tutti in convento, vita religiosa, ma bisogna andare al popolo: «Andate e predicate»2. E vivere quindi, i membri degli Istituti Secolari, cioè, «Gesù Sacerdote», i Gabrielini e le Annunziatine, devono rimanere nel mondo e compiere nel mondo l'apostolato coi mezzi del mondo, ad esempio, con la scuola cristiana; coi mezzi del mondo e il mondo ha la scuola. E lo Stato promuove le scuole dalle elementari fino alle più alte scuole, università e poi le specializzazioni, ecc. E Gabrielini e Annunziatine devono esercitare l'apostolato con quei mezzi, cioè santificare la scuola, renderla cristiana. E pure insegnando le scienze, la scienza la quale corona le altre scienze, è la scienza di Gesù Cristo.
Perciò ecco ancora, Cooperatori e Cooperatrici dovrebbero santificare le famiglie. Quindi «l'Unione delle Famiglie cristiane». E il periodico «Famiglia Cristiana»3 ha un milione e 350 mila copie, e nel mondo, con le altre dieci edizioni che ci sono, due milioni e 200 mila copie, di abbonati, cioè.
La Famiglia Paolina rispecchia la Chiesa nelle sue membra, nelle sue attività, nel suo apostolato, nella sua missione.
Quindi non è una cosa casuale come se si aggiunge qualche cosa di altro, di nuovo, ma è un completamento della Famiglia Paolina in quanto che dobbiamo vivere in Cristo, come Gesù Cristo ha insegnato e ha fatto e come la Chiesa ha insegnato e fatto.
- Oh, perciò, unica origine, tutte da Gesù Cristo. E secondo il tempo in cui viviamo, perché tutto è derivato dall'Ostia, col principio della notte in cui si passava dal secolo scorso al secolo che stiamo vivendo1e perciò, ecco, si doveva compiere quello che è nel secolo presente e utile nella Chiesa di Dio, nella quale noi ci mettiamo a servizio, ciascheduno nella sua parte.
Unica origine: Gesù Cristo, Maestro, il quale noi non consideriamo solamente in una parte, per esempio, il suo amore ai fanciulli, come vi sono Istituti per la gioventù, per i fanciulli, ma abbiamo da prendere tutto lo spirito, la vita di Gesù Cristo e, per considerarla bene: il Maestro, Via, Verità e Vita2.
Quindi gli Istituti hanno da vivere uno spirito comune con un colore che precisa poi le particolarità, ma i principi generali son tutti uguali e cioè: la spiritualità è sempre in Gesù Maestro, Via, Verità e Vita.
Un Istituto può avere più il punto: la Vita, come siete voi, per l'Eucaristia, l'Adorazione, lo spirito ritirato, semi - diciamo - semi-vita claustrale e semi-vita attiva, completa. Oh, quindi la liturgia e tutto quel che riguarda la pietà, la vita, i sacramenti, ecc.
E qualche altro Istituto, invece, Ego sum Veritas3: Io son la Verità. Perciò, i sacerdoti Paolini e le suore Figlie di San Paolo, specialmente [per] far risultare la qualità, cioè la proprietà, ciò che è meglio, ciò che è Gesù: «Io son la Verità», da comunicarsi, diffondersi. E dalla verità poi procede la morale e quindi la vita religiosa, la vita cristiana. Oh, quindi, ciò che è fondamentale è comune a tutti, a tutte le parti della Famiglia Paolina, [a] tutti gli Istituti della Famiglia Paolina.
- Allora, se si guarda il fondo delle Costituzioni di ogni Istituto della Famiglia Paolina, il fondo è comune. E tuttavia nella Chiesa di Dio vi sono molte mansioni come vi sono molte mansioni in paradiso1. Perciò il fondo è comune: e nel modo di formare, dar la formazione, e nel modo di compiere la pietà, e nel modo di compiere l'apostolato, ma che fondamentalmente è sempre lo stesso, cioè dar Gesù Cristo, Via, Verità e Vita2, ecco. Anche il governo, nelle sue parti, la Famiglia Paolina, negli Istituti della Famiglia Paolina. Perciò molti articoli sono uguali: e la parte che riguarda lo spirito; la seconda parte che riguarda l'apostolato; la terza parte che riguarda lo studio; e la quarta parte che riguarda la formazione umana, cristiana e religiosa, ecco.
Le varie cose che son disposte, i vari articoli fondamentali riflettono sempre quello che è lo spirito della Famiglia Paolina; così i Gabrielini, come sono le altre parti dell'Istituto. E quando vengono i sacerdoti di «Gesù Sacerdote», vogliono che si parli di quello, che non si predichi d'altro, proprio lo spirito, perché vogliono vivere lo spirito paolino, nel loro modo, secondo il Diritto Canonico e secondo la loro vocazione particolare. Quanto alla santificazione: Paolini; e quanto all'attività apostolica: dipendenti dalla autorità diocesana.
Oh, e la parte spirituale, la parte di studio, istruzione, la parte apostolica, la parte della formazione, anche il governo deve riflettere lo stesso spirito. Quindi nelle Costituzioni che sono state aggiornate, quando il Signore ha voluto che si completasse la Famiglia Paolina, allora anche il governo ha preso la stessa forma.
Oh, quindi, come è il governo? Il governo è, in tutte le parti, cioè in tutti gli Istituti della Famiglia Paolina: si elegge chi deve guidare, e rimane in carica per 12 anni; chi deve consigliare, e rimane in carica per 12 anni. Poi, e chi guida, chi è a capo, e chi deve consigliare, e chi deve collaborare, è tutto descritto presso a poco e nelle Costituzioni della Pia Società San Paolo e nelle Costituzioni delle ultime nate, e cioè le Apostoline. Tutto questo perché formiamo un corpo solo in Christo et in Ecclesia3.
- E abbiamo quindi, questo: ci siamo specchiati nella Chiesa, più che specchiati, vita in Ecclesia, in Christo et in Ecclesia1. Cristo fisico, Cristo mistico nella Chiesa. Perciò ciascheduno si ritenga membro della Famiglia Paolina. Origine comune: il tabernacolo; origine comune: lo spirito; origine e anche uguali nel modo di presentarci nella Chiesa perché le quattro parti hanno un valore relativo per ciaschedun Istituto, ma fondamentalmente sono uguali. E così nel presentarci al popolo cristiano e al popolo non cristiano.
Oh, quindi, l'origine comune, perciò l'impegno di una carità vicendevole, profonda. Ciascheduno è parte, non si veda un Istituto a sé, non si veda, perché questo sarebbe avere una insufficiente cognizione delle cose e insufficiente - diciamo - modo di parlare e di vivere. No, membra di un corpo mistico che è conformato al corpo mistico che è la Chiesa. Questa unione. Perciò, se si devono amare tutti gli uomini, se si devono amare in particolare i cristiani, in particolare: gli Istituti che formano la Famiglia Paolina e le persone che stanno nei vari Istituti, con grande stima, rispetto, collaborazione.
E il sacerdote fa la sua parte riguardo alle altre parti della Famiglia Paolina, agli Istituti che compongono la Famiglia Paolina: deve insegnare, dare indirizzo, in generale, per mezzo di chi deve guidare l'Istituto maschile; e poi le varie attività sempre secondo lo spirito paolino.
E che cosa si chiede? Si chiede questo:
Questo è lo spirito paolino: vivere in Gesù Cristo Maestro, Via, Verità e Vita2, secondo che san Paolo ce lo presenta, Gesù Cristo, il Maestro. Perciò la necessità di leggere san Paolo.
- Nei giorni passati vi è stato un raduno di suore, suore Figlie di San Paolo. Il sacerdote (che non è certamente uno della Famiglia Paolina) ma era invitato a tenere tre meditazioni per quel raduno, a un certo punto: "Voi non vi sentite abbastanza paoline ancora, non capite la vostra consacrazione totalmente, com'è, e cosa vuol dire appartenere alla Famiglia Paolina. San Paolo, voi dovete conoscerlo, che è lui l'anima, dopo Gesù Cristo e in Gesù Cristo, di tutta la Famiglia Paolina. Per me - dice - io vi consiglio che leggiate un solo libro, cioè la Scrittura, particolarmente il Vangelo e San Paolo. Quando andate fuori a considerare i libri di spiritualità varie, mi pare che andiate a leggere dei romanzi rispetto a San Paolo, con queste spiritualità, con questa varietà di libri di ascetica. E avete la vostra ascetica che è tutta innestata in Cristo e in San Paolo". E spiegava come vi sono libri buoni, sì, ve ne sono, ne escono tanti di questi libri ascetici, ma valgono - diceva - come se leggeste dei romanzi, che possono avere qualche parola di buono, qualche volta, ma rispetto a San Paolo... Quindi la vita in san Paolo e attraverso lui, come Gesù Cristo è spiegato e presentato da san Paolo.
E poi l'altro punto: "Voi non conoscete abbastanza le grazie che avete e non conoscete che la vostra consacrazione a Dio ha un valore particolare e cioè, lo spirito di Gesù Cristo come è presentato da san Paolo e l'apostolato, e formando così tutta l'immagine della Chiesa e cioè, le varie parti dell'Istituto che rappresentano una parte, ciascheduno, della Chiesa, e tutta assieme, l'immagine della Chiesa". Oh, aggiungeva poi: "Ho sentito qualche volta dire" (questo è un professore di altissimo grado quel che parlava), diceva: "Ho sentito qualche volta: "Beh, adesso andiamo a pregare", finito l'apostolato. Ma come? adesso andate a pregare, ma non avete pregato lavorando? con i passi nel portare il Vangelo, con le altre attività apostoliche? E come? È sempre pregare, è passare da un modo di pregare a un altro".
Quindi considerare tutto il vostro apostolato e tutta la vostra giornata come preghiera, anche il cibo che state prendendo, quando è il tempo giusto.
- Non si è ancora capita tutta la Famiglia Paolina, le singole parti e la missione che ha nel mondo. È Dio che l'ha voluto. E la vostra consacrazione è una consacrazione particolare, sì. Sentirsi membri della Famiglia Paolina e sentir che si completa. Perciò una collaborazione in quanto si può.
Voi avete poi la parte di collaborazione della preghiera e del servizio sacerdotale e dell'apostolato eucaristico, quindi la parte particolare. Siccome avete una parte particolare delicatissima e che influisce sulle altre parti, più silenziosità. Mi sembra che ci sia bisogno di questo. Dato che, un po' si è nei Centri; un po' si è presso la Famiglia Paolina; un po' vi sono relazioni varie che son necessarie nella vita, nella società, nella Chiesa, la silenziosità mi pare che dovrebbe essere richiamata un po'. C'è il silenzio il quale può esser considerato di primo grado e ci può essere il silenzio che sarà di secondo grado; ma comunque, l'unione a Gesù Cristo per attingere la grazia, cioè per attingere dal pozzo di Sicar che è Gesù: fons aquae salientis in vitam aeternam1. Dovete attingere voi affinché tutti ne bevano, in maniera invisibile, ma reale, viva, operante. Quindi l'unione intima con Gesù Cristo, i colloqui abbondanti con Gesù, modellati sopra i colloqui di Maria con Gesù a Nazaret, quando Gesù aveva 10, 15, 20 anni, 25. 30. Maria conservabat omnia verba haec conferens in corde suo2.
Ogni benedizione, oggi, a tutto quello che farete. E se potete arrivare a considerarvi nella vostra giusta posizione, sarete sempre più felici di spendere la vostra vita. E vogliate anche pensare a questo: vita paolina che rispecchia la Chiesa; vita paolina in cielo dove vi sono le varie mansioni e rispetto anche alle varie mansioni che si hanno sulla terra. Una Famiglia Paolina in paradiso.
Sia lodato Gesù Cristo.
***
ALLE PIE DISCEPOLE DEL DIVIN MAESTRO 1963
- Oh, voi godete dei frutti del lavoro, dell'Istituto, di tanti anni, godete dei frutti. E allora raccogliere questi frutti, e farne partecipi le anime. Educarle bene alle tre divozioni: al Divino Maestro, Via, Verità e Vita, alla Regina, a san Paolo. Formarle, queste anime, perché saranno proprio nella loro via e troveranno più facile il cammino.
E soltanto con queste tre divozioni, la paolina, il paolino si sentiranno veramente tali, veramente di spirito paolino e avranno quindi poi alla fine tutti i meriti e tutto il premio celeste abbondantissimo, quando la Famiglia Paolina si riunirà in cielo cantando al Divin Maestro, alla Regina, a san Paolo (p. 198).
- Ringraziare il Signore perché tutto l'insieme, la Famiglia Paolina, insegna: e chi insegna più il dogma, e chi insegna più la morale, e chi insegna più la liturgia, il culto, ma formano una sola cosa: la religione, e cioè: dogma, morale e culto costituiscono il cristianesimo. E ringraziamo il Signore che ci ha dato questa grazia di insegnare quello che il Maestro Divino ha insegnato e che vuole che noi insegniamo (p. 288).
- La cooperazione della donna. Primo, secondo la natura, nella famiglia; secondo, la cooperazione della donna nella redenzione: Maria accanto a Gesù, il grande Sacerdote. Maria che serviva, nello stesso tempo, il suo figlio Gesù, il sacerdote eterno secundum ordinem Melchisedek1e servizio a san Giuseppe, religioso, il primo religioso laico, come Maria è la prima religiosa delle anime che si consacrano a Dio.
Così le Pie Discepole hanno da accompagnare tutta la Famiglia Paolina col contributo necessario e di primo ordine e di maggiore efficacia: la preghiera, le Adorazioni. Perché gli altri contributi sono di minore importanza, pure avendo ciascheduno la propria importanza, sì; contributo, quindi, primo la preghiera, l'Adorazione (p. 338-339).
- Poiché la Famiglia Paolina ha un'anima propria, uno spirito proprio, da interpretarsi con esattezza, e cioè il Vangelo, Gesù Cristo, Salvatore, Maestro, Sacerdote, nella maniera che ce lo presenta san Paolo nelle sue Lettere. Quindi lo spirito paolino: l'interpretazione di san Paolo, interpretazione del Vangelo. Egli, san Paolo, che fu istruito direttamente dal Maestro Divino nelle sue estasi, nelle sue contemplazioni, specialmente nel periodo che san Paolo trascorse nel deserto per circa tre anni, la trasformazione di se stesso in Cristo: «Il mio vivere, la mia vita è Gesù Cristo», vivit vero in me Christus1, e l'altra frase che è ancora più significativa, sotto un certo aspetto, e cioè: la mia vita è Cristo, mihi vivere Christus est2; la sua vita (p. 339).
- Oh, in ultima conclusione, sempre avere di mira questo: Famiglia Paolina in terra, Famiglia Paolina in cielo. Lassù sperare. Già il vostro pensiero va a Sorelle, a Fratelli che confidiamo sian già nel gaudio e si occupano di noi con le loro preghiere presso il trono dell'Altissimo. Che la Famiglia Paolina cresca sulla terra, sì, ma per popolare [il cielo;] un bel posto in cielo. Il vostro contributo di preghiere per questo. Tutti salvi, tutti santi secondo la distribuzione della grazia, secondo i disegni di Dio, secondo dice san Paolo, questo (p. 346).
ALLE PIE DISCEPOLE DEL DIVIN MAESTRO 1963 (p. 368-369)
- […] Santità interiore, che richiede riflessione, richiede l'unione con Dio. Richiede tre cose e si mostra in tre cose:
- tutta la mente: adempiere il primo e principale comandamento di Dio: «Amerai il Signore, Dio tuo, con tutta la mente»1, cioè, con fede viva;
- secondo: «Amerai il Signore, Dio tuo, con tutte le forze»2, cioè, con tutta l'attività, con tutta la volontà, qui vuol dire, tutta la volontà; non mai capricci nostri, ma la volontà di Dio;
- e: « Amare il Signore, Dio tuo, con tutto il cuore»3. Cioè, cercar Dio solo, paradiso e Dio, la sua gloria. E quando arriviamo lì...
Ecco la santità interiore: con tutto il cuore, con tutta l'anima. Solo il religioso, solo la religiosa adempiono perfettamente il primo e principale comandamento. Perchè? Perché hanno tutta la mente, tutto il cuore, tutta la volontà, tutta l'anima diretta, volta a cercare la gloria di Dio e il bene delle anime.
- Nella Famiglia Paolina bisogna dire che si cerca quello che è completo nel volere di Dio, e cioè: dopo il primo comandamento, c'è il secondo: «Amerai il prossimo tuo come te stesso»1.
Ora, gli Istituti della Famiglia Paolina hanno tutti: la santificazione interiore e l'apostolato. E allora si imita precisamente il Maestro Divino, il quale ebbe un solo programma, oppure possiamo dire, un programma completo:
«Gloria a Dio»2, ecco, primo punto. Quindi la pietà, l'umiltà, la docilità, lo spirito interiore, pensieri soprannaturali.
E poi: «Pace agli uomini»3, cioè, l'apostolato, il quale apostolato è portare del bene agli uomini. Pace agli uomini. Pace vuol dire salvezza. Pace, cioè unione con Dio, cioè, trovarsi bene con Dio, non avere il peccato, e poi andare con Dio, in eterno gaudio, in cielo.
Quindi gli Istituti nostri sono più perfetti che non la vita soltanto claustrale, contemplativa, quando l'apostolato esce dalla unione con Dio, dall'amore a Dio e dall'amore alle anime.
ALLE PIE DISCEPOLE DEL DIVIN MAESTRO 1964 (p. 207)
- Dobbiamo sempre tenere unita la Famiglia Paolina in un unico spirito, e cioè: la vita cristiana secondo il Vangelo, non una spiritualità come una scuola particolare. Ci sono, almeno, già una quindicina di scuole di spiritualità, ma la scuola nostra - che possiamo chiamare, sotto anche un termine "paolina"- è la vita cristiana nel modo con cui san Paolo ci ha presentato il mistero di Gesù Cristo, il mistero che è poi comunicare il Figlio di Dio incarnato in noi a illuminare, a fortificare, a orientare il cuore.
Avviene questo che, crescendo le varie Case nelle varie nazioni, sempre si deve stare uniti attraverso alle Costituzioni, ma in modo particolare, uniti attraverso alla spiritualità in Gesù Cristo, Via, Verità e Vita. Perciò si è fatto questo Estratto ricavato dalla Teologia della Perfezione1, e questo perché si abbia in mano qualche cosa di concreto. Non vi è tutto, certamente, ma vi sono le cose principali.
“Alle Suore di Gesù Buon Pastore” (AAP)
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- (…) Ed ecco che, nella Famiglia Paolina, gli articoli fondamentali delle costituzioni sono proprio così:
- uniformarsi a Gesù Cristo via, verità e vita nella pietà;
- uniformarsi a Gesù Cristo via, verità e vita nello studio;
- uniformarsi a Gesù Cristo via, verità e vita nell'apostolato; –
e uniformarsi a Gesù Cristo via, verità e vita nella disciplina religiosa, nell'andamento della vita quotidiana, negli usi; e poi ci sono le costituzioni che spiegano come noi, nelle particolarità della vita, abbiamo da vivere Gesù Cristo via, verità e vita.
- Il Pastore che è via, verità e vita, il Pastore divino: oh, questo è lo spirito della Famiglia Paolina; lo spirito, il quale è diverso dal corpo.
Il corpo da sé non forma la persona, ci vuole corpo e anima. L'anima è costituita da questo spirito, da questa devozione fondamentale e, stabilirsi in questa devozione fondamentale, vuol dire stabilirsi nella vocazione, vuol dire vivere in Cristo e nella Chiesa.
AAP59
- Sentirvi non sole, ma sentirvi di una Famiglia Paolina. Non sentirvi sole: una concordia, un'unione, una carità! Dilatate il vostro cuore, amate tanto, perché il Signore è stato buono, tanto buono! E non ha badato né alla nostra indegnità né ai nostri peccati, ha ecceduto con la sua misericordia. Sì, l'Oremusdella messa di domani lo dice che eccede sempre, lui ci dà di più di quanto noi desideriamo e quanto chiediamo. E' tanto buono il Signore! E lo avete sempre con voi, in casa vostra. Ecco, sentirvi membri della Famiglia Paolina. Oh, se voi arriverete a questo spirito, se sentirete questo – diciamo – spirito forte di unione, di carità, farà ancor delle altre cose il Signore per voi. Chissà cosa abbia scritto in quei suoi libri! Egli dispone tutto in sapienza e amore. E allora: sapienza e amore.
AAP60
- Voi poi siete della Famiglia Paolina e dovete cercar anche le vocazioni per la Famiglia Paolina, in modo particolare. Lo spirito l'avete preso dalla Famiglia Paolina e, come avete ricevuto lo spirito <anche questo> anche questo serve sia a conservare il vostro spirito e sia a fortificare <tutta> tutte le istituzioni della Famiglia Paolina.
AAP61
- Oh, occorre che la Famiglia Paolina, tutta assieme, raggiunga uno sviluppo abbondante, più abbondante, molto abbondante, e che sulla terra le varie nazioni - i continenti - siano punteggiate di case della Famiglia Paolina e punteggiate da piccoli gruppi e specialmente <se> segnate da tanti tabernacoli dove abita Gesù il quale sta in mezzo a noi: Vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi[Mt 28,20].
Il tabernacolo eretto ovunque c'è un gruppo, c'è un piccolo reparto, piccolo o grande, della Famiglia Paolina.
Crescete in pace. Sempre in umiltà, sì, ma fiducia nella grazia di Dio. Fiducia nella grazia del Signore. Sì.
AAP62
- Quarantotto anni fa c'era l'inizio della Famiglia Paolina. E inizio della guerra. Ma [ho] messo tutto sotto la protezione di san Paolo.
E poi proprio al 20 di agosto arrivava la notizia, per telegrafo, che era passato all'eterno riposo il Papa Pio X. E subito l'ho anche messa sotto la sua protezione la Famiglia Paolina, che doveva nascere a poco a poco eh. E così non ci siamo sbagliati perché Pio X è poi diventato san Pio X. (…)
- Allora si è incominciato la Famiglia Paolina pensando che san Bernardo aveva <due> due qualità: saper unire la vita contemplativa alla vita attiva, cioè la pietà e nello stesso tempo l'apostolicità. Quindi un santo di alta spiritualità: dottore della Chiesa! e insieme un'attività straordinaria, sebbene egli fosse cistercense. Perché sempre nella Famiglia Paolina ci sia la spiritualità profonda: e farete gli esercizi e farete tutte le pratiche quotidiane e mensili e annuali, tanto più le quotidiane. E poi l'attività apostolica, adatta ai tempi.
AAP63
- La pastorale della domenica come diviene? Armarvi della donna forte. Non sentiranno più <il padr> il pastore, il prete, sentiranno voi. E' una missione che dovete sempre più non solo considerare, ma soprattutto viverla. Viverla, perché tutta la Famiglia Paolina è ordinata alla pastorale: chi in una parte, chi un'altra. Lo spirito di san Paolo, specialmente per le letture, quindi i libri, i periodici, la diffusione della bibbia, ecc.
- Perché in tutta la Famiglia Paolina si adopera questo mezzo: far fare. Abbiamo nella Società San Paolo questo scopo e cioè delle edizioni: <e vi> gli stampati in generale, <la> le pellicole, ecc. Ma appena entrato il ragazzo, comincia a fare, a comporre il libro e a stamparlo. E poi si danno le nozioni, si fan le scuole appositamente e a poco a poco...
- Il metodo migliore di fare imparare è quello di far fare. E poi, voi, applicandolo ai casi particolari e facendo già eseguire un po' di quello che [sarà fatto] a suo tempo.
Quando si dà il componimento al ragazzo, <per> il tema per la scuola, si riferisce già a quello che dovrà fare e scrivere per stampare, pubblicare sui periodici.
Lo stesso avviene delle Figlie di san Paolo, lo stesso si fa dalle Pie Discepole, ecc. Far fare. Appena /vestite/ (a) vanno a cercar vocazioni, perché hanno quella missione: suore per le vocazioni. Studiare questo.
AAP64
- Vedete, il Signore ha guidato sempre la Famiglia Paolina. Prima ancora che nascesse l'istituto nel 1914, già si pubblicava Vita pastorale(a): prima che nascesse. E quindi tutto quello che si fa è in ordine alle anime, e cioè è azione pastorale. E ora il Concilio Ecumenico (b) è tutto ispirato e guidato da questo pensiero: la pastorale. La pastorale!
- La Famiglia Paolina si compone di otto istituti con l'aggiunta dei cooperatori, collaboratori. Ora <la pao> la vita paolina, la pietà paolina è unica. Dev'essere unica la spiritualità: unica! Dev'essere unica la spiritualità: unica! E gli apostolati invece diversi. E questa è la ragione per cui ci sono più istituti: perché gli apostolati <che> nel pensiero e nell'ispirazione di Dio devono essere gli apostolati più urgenti ai nostri tempi. E quindi abbiamo cercato di corrispondere ai disegni di Dio. Ogni tempo ha delle proprie necessità per la Chiesa, per la vita cristiana, per i pericoli, per i mezzi. Ecco: oggi questi.
- Lo spirito della Famiglia Paolina sta nella divozione a Gesù Cristo Maestro via, verità e vita. Poi ogni istituto della famiglia ha un apostolato indicato e il titolo che si aggiunge è <il> un titolo per indicar l'apostolato. Come, ad esempio, si aggiunge il titolo, a Gesù, buon Pastore in quanto indica l'apostolato. Come si indica – secondo titolo – le Pie Discepole di Gesù Maestro in quanto eucaristia, e poi così delle Annunziatine, dei Gabrielini, ecc.
- Questa professione che si ripete ogni anno ha però anche nell'anno presente una speciale importanza: si compiono quest'anno i cinquant'anni da che si è iniziata la Famiglia Paolina. La famiglia e cioè la congregazione vostra [è iniziata] dopo, ma l'inizio della Famiglia Paolina è stata nel 1914, il 20 agosto.
- Quel giorno in cui si è iniziata la Famiglia Paolina alla sera, dopo avere fatto un'ora di adorazione – e nell'istituto nostro tutti sono tenuti a far l'ora di adorazione quotidiana, perché dall'adorazione quotidiana si deve ricavare tutto quello che è la formazione spirituale, e <di> quello che riguarda l'apostolato, il ministero – fatta l'adorazione, si è benedetta la prima casetta. Ritornando a casa dalla benedizione – in seminario dov'ero – [è] arrivato il telegramma: nella mattinata era defunto il Papa san Pio X. Avevo allora una grande persuasione, una profonda persuasione che un giorno sarebbe stato elevato agli onori degli altari, tanto aveva sofferto quel grande Pontefice. E quante cose aveva fatto per /omnia instaurare/ (a) in Christo![Fil. 1,10]. E quindi anche la Famiglia Paolina è stata <so> messa sotto la protezione di lui.
- Il cinquantesimo! Oh questo, quindi, ci impegna a vivere sempre meglio la nostra vita religiosa. La famiglia religiosa consta <di vari> di vari istituti, ma tutti [l']impegno, tutti le promesse quest'anno negli esercizi spirituali per migliorare la nostra vita religiosa e il nostro apostolato secondo i disegni di Dio.
AAP65
- Lo spirito pastorale. Oggi molto si parla dello spirito pastorale e tuttavia da un certo tempo si è risvegliato questo spirito pastorale. Dal 1910-11 vedete (è tempo che voi non avete veduto quegli anni), oh, si è incominciato il lavoro pastorale e gli scritti pastorali e i libri pastorali. Questo è stato avviato nella Pia Società San Paolo, avendo questo indirizzo: che tutto quel che riguarda la stampa, quello che riguarda il cinema, quello che riguarda i dischi, tutto dev’essere ispirato all’apostolato pastorale, perché tutta la Famiglia paolina è ordinata alla pastorale. Ma voi rappresentate in questa parte la parte migliore. Ecco, questa vostra famiglia che si unisce alle altre.
- Voi avete i mezzi che il Signore vi ha offerto e che sono quei mezzi che voi usate nelle parrocchie, ma tutto viene usato nello spirito pastorale, anche nello spirito della liturgia, quindi per le Pie Discepole. E tutto quel che riguarda la parte tecnica: stampa, cinema, radio, televisione, dischi, ecc., tutto questo è in ordine alle anime, e questo vuol dire spirito pastorale.
- Se conoscete un po' bene la Famiglia Paolina, è tutta ispirata alla pastorale. Tutta. Cioè per le anime. E se c'è la stampa, e se c'è il cinema, e se c'è la liturgia, e [se] ci sono le suore che devono lavorare per le vocazioni e poi quelli che sono aggregati: i sacerdoti di Gesù /Sacerdote/ (a) e poi le Annunziatine e poi i Gabrielini: tutto è per le anime. Voi poi avete l'esponente di azione in questo. Di azione, e quindi dovete /essere così intime/ (b) con la Famiglia Paolina da prendere e dare. Prendere voi e dare col contatto delle anime direttamente. Contatto diretto con le anime.
- Non dovete considerarvi come una congregazione, ma come un membro della Famiglia Paolina. Ecco. Sentire che è una Famiglia Paolina di cui voi siete un buon /membro/ (a), un buon membro. E prima è la Società San Paolo, la quale ha dato il tono della pastorale. Per tre anni specialmente il Signore ha illuminato su questo punto, dal 1911 al 1914, poi che si è messi /in attività/ (b).
- Quindi tutta la Famiglia è ispirata alla pastorale, la quale è amplissima. Facilmente si pensa a una parrocchia. Ma vi è tutto un complesso, /un'ampiezza/ (a) che riguarda l'umanità intiera, dal capo della Chiesa all'ultimo fedele che sarà nato /stamattina/ (b), eh, in Giappone o in Cina, o in India, dove ci sono le nazioni più grandi, lì la Cina, e l'India. Quindi, la Pia Società San Paolo, le Figlie di San Paolo, le Pie Discepole, le Suore Pastorelle, le Suore Apostoline, e i Sacerdoti di Gesù Sacerdote, i Gabrielini, le Annunziatine, i Cooperatori: sentirsi parte di una famiglia!
- E in quanto si sente questa condizione di famiglia, vi resta un aiuto vicendevole di preghiera e di cooperazione, di collaborazione. E sempre, se è una famiglia, tutta la famiglia dev'essere ispirata alla pastorale. Alla pastorale. Quindi pregare insieme per tutti. E se avete avuto questo spirito pastorale, e i sacerdoti che son venuti qui, che vi hanno illuminate...
- Ora, dobbiam salvar le anime di oggi, non quelle di due secoli fa dove non c'era /né/ (a) radio, né televisione, né il cine, altro. Questo è perché il Signore quando ha voluto la Famiglia Paolina l'ha ispirata, perché si consideri che noi non siamo del secolo passato. Ci sono le suore di san Vincenzo, son del loro tempo, tre secoli fa. E poi ce ne sono altre ed altre. Eh, sì, tutto.
- Se volete una grande felicità, mirate sempre più intensamente alla gloria di Dio. Questa è la parte che riguarda la santificazione vostra, di tutti coloro che hanno preso questo impegno della vita religiosa. Ma poi, secondo: per la giornata attuale, la festa è dedicata /a san/ (a) Pio X. A san Pio X. Quel giorno in cui si è iniziata la Famiglia Paolina, nella stessa sera (era il 20 agosto allora, 1914), allora ritornando dalla funzione, era arrivato il telegramma: era defunto il Papa Pio X. E allora ho messo anche sotto la protezione di Pio X /com'ero/ (b) persuaso che un giorno sarebbe [stato] glorificato sugli altari /un/ (c) pontefice così zelante e così santo /in tutte le forme/ (d).
- Ecco, e allora ci siamo anche /persuasi/ (a) di più che la nostra /vita paolina/ (b) deve esser sempre ispirata alla pastorale, alla pastorale, cioè cercare le anime. E tutto quel che facciamo o che sia il disco, o sia la parola o sia il cinema /o sia/ (c) il libro tutto è solo ordinato a glorificar Dio e a portare le anime a Dio. A Dio. Ecco. E quindi lo spirito pastorale domina sempre tutto, e in particolar modo lo rappresentate perché siete le pastorelle. Che avete quindi l'impegno di promuovere con la preghiera lo spirito pastorale e di predicarlo. S. Paolo, ecco, e san Pietro sono i due apostoli i quali han compiuto la loro pastorale.
“Don Alberione alle Apostoline”
AP 1961
Proponete bene ed unitevi a questo impegno che io ho preso a nome di questa Casa davanti a san Paolo: l’altare al Divin Maestro, che sarà necessariamente piccolo, perché l’altezza, lo spazio è poco, oh!, ma sarà tanto devoto e ci ricorderà che san Paolo per il Maestro Divino ha dato tutto se stesso, fino all’ultima goccia del suo sangue; ed ora è glorioso in cielo e noi lo supplichiamo e vogliamo imitarlo e attende noi suoi figli, attende voi sue figlie, perché tutti… in fondo tutta la Famiglia Paolina è dedicata a san Paolo, ha per protettore san Paolo (p. 106).
Così, parlando della Famiglia Paolina, per le edizioni, per l’apostolato liturgico, per l’apostolato parrocchiale, ora per l’apostolato vocazionario - questo interessa a voi -, anni ed anni ci sono voluti per mettere sulla via giusta: supponiamo, dal ’37 al ’47, al ’48… ’50 anzi; e, poi, chi ha capito e chi non ha capito… e quindi ancora si è dovuto distinguere fra chi aveva capito e chi non aveva capito. Oh!, l’umiltà… l’umiltà! Ma quando si avrà questa coscienza, l’efficacia sarà chiara. “Non mi sento ancora”… “Ma ti manca ancora la grazia della coscienza vocazionaria!”. E allora, «emitte Spiritum tuum, et creabuntur»: che lo Spirito Santo la crei nell’anima, la crei! Perciò non che vi sia tanta fretta del lavoro, ma fretta di avere lo spirito, sì; poi allora le cose procedono da sé, le iniziative si indovinano, si abbracciano, si opera. Oh! Adesso chiedere questa grazia (p. 179).
Ma il lavoro è redentivo, il lavoro serve alla redenzione prima: sì, con il lavoro si paga la pena dovuta al peccato, e questa è una delle penitenze. Quali sono le penitenze che vanno bene nella Famiglia Paolina? Primo, la carità; secondo, l’apostolato… è il lavoro; e poi, allora, viene l’osservanza religiosa. Specialmente queste penitenze che, mentre che sono penitenze, sono anche fonte di grazia - [il lavoro è] redentivo! - e sono penitenze che servono a salvare gli uomini (p. 196).
E nelle Costituzioni due sono gli articoli principali, e gli altri sono sviluppo di questi due articoli principali. Primo articolo: l’impegno di attendere alla perfezione, alla santità; secondo articolo: di attendere ad un apostolato, all’apostolato. Il primo articolo è uguale per tutti gli Istituti che ci sono nella Chiesa: attendere alla perfezione; il secondo articolo, invece, distingue gli Istituti: perché uno può avere un apostolato per la scuola, l’apostolato di carità, apostolato missionario, apostolato quale ha la Famiglia Paolina, apostolato vocazionario. Oh! (p. 203).
Quale direzione darà il direttore spirituale? La direzione spirituale è nelle Costituzioni. Perché, fatti i voti, c’è l’impegno di seguire quello, non un altro spirito; perché poi avviene che se si frequenta un confessore che non conosce lo spirito, c’è sempre un po’ di timore che non ci sia la comprensione totale… perché un Salesiano non può comprendere il Paolino del tutto, il Cappuccino non può comprendere del tutto il Domenicano. E allora per la predicazione in generale e per le confessioni in generale, almeno sostanzialmente e quando si tratta di vera direzione, lo spirito si ha da prendere dalla Famiglia Paolina. E l’indirizzo, l’avviamento, la direzione dallo spirito paolino (p. 210).
AP 1962
Dare grande importanza alla Visita! È un gran dono che ha fatto il Signore alla Famiglia Paolina: l’adorazione! Questo tempo in cui l’anima si orienta sempre meglio nella sua vita, ordinata al cielo (pp. 181-182).
E quale, allora, sarebbe il libro da scegliere, da continuare a leggere? Ve ne sono tanti. Ma nella Famiglia Paolina il libro più sostanzioso che si deve leggere, rileggere, che forma l’oggetto abituale delle meditazioni, delle letture spirituali… quale sarà? Sarà il Nuovo Testamento, cioè il Vangelo con gli Atti degli Apostoli, le Lettere di san Paolo e degli altri apostoli, e fino a qualche capitolo dell’Apocalisse che è l’ultimo libro del Nuovo Testamento; soprattutto i Vangeli e le Lettere di san Paolo. Si leggono una volta, poi un’altra, poi un’altra, poi i commenti, si penetrano sempre meglio i concetti. E uno ha una spiritualità cristiana, perché [conosce] Gesù Cristo come ci è presentato dal Vangelo, e Gesù Cristo interpretato da san Paolo nelle sue Lettere. Ecco la vita vostra, ecco il libro divino… (pp. 202-203)
Oggi nella Famiglia Paolina ci sono le suore Figlie di San Paolo, ci sono le suore Pie Discepole, ci sono le Suore Pastorelle e ci sono le Suore Apostoline. Queste quattro specie di suore, tutte sono della Famiglia Paolina, son tutte consecrate al Signore e vivono nella Chiesa; ed in più vi è l’Istituto Secolare delle Annunziatine, il quale - ho già detto - richiede tanta generosità (p. 222).
AP 1963
Oh! Adesso dovete pensare che nella Famiglia Paolina c’è una ricchezza di spiritualità che è un dono di Dio grande! Non è una spiritualità qualunque, no… Una spiritualità piena, che è questa! (p. 144)
Non è il confessore che ci santifica, siamo noi che ci santifichiamo, con l’umiltà e con la fede, lavorando e confrontando la settimana corrente con la settimana precedente! Ecco che si progredisce nel lavoro spirituale… ma un lavoro vero! E in questo senso [il nostro] è uno degli Istituti che accompagna di più il lavoro interiore della santificazione… gli Istituti, cioè la Famiglia Paolina. Vedete come si sentono anche le superiore, i superiori negli Esercizi, perché ci sia, sia costatato un lavoro: perché si è progredito, perché si è mancato, ricevere i consigli, gli avvisi, e poi dopo si prega tutti assieme per la santificazione (p. 148).
La cooperazione della donna.
Primo, secondo la natura: nella famiglia.
Secondo, la cooperazione della donna nella redenzione: Maria accanto a Gesù, il grande Sacerdote; Maria che serviva nello stesso tempo il suo Figlio Gesù, il Sacerdote eterno «secundum ordinem Melchisedek» [Sal 110(109),4] e il servizio a san Giuseppe, religioso, il primo religioso laico, come Maria è la prima religiosa delle anime che si consacrano a Dio. Così le Pie Discepole hanno da accompagnare tutta la Famiglia Paolina con il contributo necessario e di primo ordine e di maggiore efficacia: la preghiera, le adorazioni. Perché gli altri contributi sono di minore importanza, pure avendo ciascheduno la propria importanza, sì. Contributo quindi primo: la preghiera, l’adorazione.
Poiché la Famiglia Paolina ha un’anima propria, uno spirito proprio, che [è] da interpretarsi con esattezza, e cioè il Vangelo, Gesù Cristo, Salvatore, Maestro, Sacerdote, nella maniera che ce lo presenta san Paolo nelle sue Lettere. Quindi lo spirito paolino: l’interpretazione di san Paolo, interpretazione del Vangelo. Egli, san Paolo, che fu istruito direttamente dal Maestro Divino nelle sue estasi, nelle sue contemplazioni, specialmente nel periodo che san Paolo trascorse nel deserto per circa tre anni: la trasformazione di se stesso in Cristo. “Il mio vivere, la mia vita è Gesù Cristo”, «vivit vero in me Christus» [Gal 2,20]; e l’altra frase che è ancora più significativa sotto un certo aspetto, e cioè: “La mia vita è Cristo”, «mihi vivere Christus est», [Fil 1,21], la sua vita.
Ieri sera già abbiamo parlato: il contributo delle Pie Discepole che danno ai vocazionari della Società San Paolo. Ho accennato a questo, e cioè [che] occorre spirito di fede e una speranza viva e una carità costante, paziente: «Caritas patiens est» [1Cor 13,4]. E cioè, considerarsi, la Pia Discepola che dà il suo contributo nelle Case paoline, da considerarsi come fu la missione di Maria accanto a Gesù, Gesù Sacerdote, Gesù il religioso del Padre, come viene chiamato, il religioso del Padre, sì, perché la virtù della religione è la virtù dei religiosi. Gesù Cristo è il religioso del Padre. Considerare la cosa sotto quell’aspetto: l’ufficio di Maria[62] (pp. 166-167).
Noi siamo come un carro, la Famiglia Paolina può rassomigliarsi a un carro, il quale ha quattro ruote: cioè la parte spirituale, la parte intellettuale, la parte apostolica, la parte formativa, religiosa. Sì. Ma questo carro è solo Dio, Dio che lo ha messo in moto e che lo fa camminare: Dio solo! Noi con le nostre imperfezioni, con le nostre ignoranze e con le nostre debolezze, mettiamo i bastoni nelle ruote al carro, ad impedimento: imperfezioni, deficienze, mancanze. Sì, sono i bastoni nelle ruote del carro della Provvidenza. Abbiamo sempre da dire al Signore: “Che io non impedisca la vostra volontà, non impedisca i vostri disegni, non impedisca la vostra Provvidenza, la Provvidenza che vuole operare”. Non impediamo, quindi, ciò che il Signore ha nei suoi disegni… e quindi sempre l’umiltà. L’umiltà ben intesa, cioè la verità. L’umiltà non è un protestare che noi siamo niente soltanto, ma dobbiamo protestare ancora che abbiamo le mancanze, abbiamo le mancanze! Se Dio non creava la nostra anima, che cosa sarebbe oggi? Niente! Affatto niente! È lui che illumina, è lui che muove, è lui che vivifica, è lui che conduce avanti nella realizzazione dei suoi disegni. Ma se da noi non solo non siamo niente ma, oltre questo, non facciamo che… mostrando la insufficienza nostra con le nostre debolezze, imperfezioni, ignoranze. Dio è Dio: Dio solo… Dio solo.
Pensate voi, ad esempio, che io abbia fatto una vocazione? Ho fatto niente! Dio vi ha chiamate, e vi ha create e vi ha chiamato per questa vocazione. Quindi niente di nostro. Tutto e ogni persona che appartiene alla Famiglia Paolina è un atto di misericordia di Dio che ha dato la vocazione e ha guidato perché quella vocazione arrivasse alla consecrazione; e poi, consecrata a Dio, quest’anima arrivi alla santificazione. Ecco, Dio è tutto: noi siamo così carichi di debiti con Dio! (pp. 184-185)
Poi l’apostolato che facciamo nelle opere: e quel che fate giorno per giorno è tutto preziosissimo apostolato; ed è di volontà di Dio, perché se il Signore ha benedetto la Famiglia Paolina, è perché si fa questo apostolato. Perché poteva chiamarci ad un’altra vita, per esempio alla vita di clausura poteva chiamarci: ma voleva il Signore nei suoi disegni che si facesse questo apostolato che egli ha benedetto. E se ci sono delle imperfezioni son tutte nostre e se c’è del bene è tutto di Dio (pp. 186-187).
“Meditazioni per consacrate secolari” (MCS)
Meditazioni per consacrate secolari (MCS), 54. Vocazione e vita consacrata, pp. 407-408.
Intanto questo spettacolo che presentate, alla Messa delle professioni, rende gioia a Gesù che qui dal Tabernacolo vi guarda, e la sua gioia corrisponde alla gioia vostra per la chiamata e per i passi che adesso avete fatto verso la consacrazione definitiva al Signore.
Però è utile che non vi consideriate come un gruppo a sé: siete entrate nella Famiglia Paolina. La conoscete in parte, e forse non del tutto. La Famiglia Paolina è composta dalla Pia Società San Paolo, la quale, avendo i sacerdoti, dirige le altre parti della Famiglia Paolina e vuole santificarle. Prima la Pia Società San Paolo; poi vi sono le Figlie di San Paolo, e in parte le conoscete; poi le Pie Discepole, poi vi sono le Suore Pastorelle; poi le Suore Apostoline; poi vi sono i Sacerdoti dell'Istituto Gesù Sacerdote; poi ci siete voi, insieme e accanto ai Gabrielini. Come un'aggiunta a questi Istituti, vi è l'Unione Cooperatori per la Famiglia Paolina. Sentirvi una famiglia grande, sparsa in tante nazioni: 24, 26 nazioni; e dovunque, in queste nazioni la Famiglia Paolina sta stabilendosi. In varie nazioni si è stabilita solidamente.
E allora vi raccomando: primo, di pregare per tutte le vocazioni.
Potete fare tanti apostolati nelle occasioni che incontrate nella vita; ma soprattutto preghiera per le vocazioni.
Secondo: amarsi, pregando vicendevolmente. Per mia parte presento ogni mattina tutte le necessità e i desideri dei membri dell'intera Famiglia Paolina, quando mi preparo alla Messa e poi al momento della Messa stessa. Amarvi, pregando vicendevolmente.
E in terzo luogo, compiere bene il vostro apostolato. Sì, ogni Annunziatina ha un apostolato proprio, scelto secondo le circostanze e secondo le sue tendenze, ma vi è anche l'apostolato comune che è l'unione più intima con la Pia Società San Paolo, la quale è destinata a portare la luce alle anime con i mezzi moderni: e cioè la stampa, il cinema, la radio, la televisione, i dischi, ecc. Collaborare.
Così la Famiglia Paolina va crescendo e va santificandosi. E pensare al bel giorno in cui la Famiglia sarà raccolta in Paradiso, ognuno felice, cantando la gloria di Dio per tutta l'eternità; e, cantando questa gloria, ognuno avrà la felicità eterna, perché la felicità eterna nostra sta nel riconoscere e dar gloria alla SS. Trinità.
Meditazioni per consacrate secolari (MCS), 66. Vita eucaristica – visita, p. 471.
La nostra Famiglia Paolina, di cui siete parte, è nata dall'Eucarestia la notte del 1900, la notte tra il secolo precedente e il secolo nuovo, cioè il secolo attuale. E ora tutta la vita paolina è fondata sull'Eucarestia e sulla Bibbia, nell'interpretazione che ne dà la Chiesa. Perché l'Imitazione di Cristo dice che il Signore ha voluto dare a noi un duplice aiuto: una luce che è la Bibbia, il Vangelo e l'Eucarestia che è il cibo, il pane che sostenta. Così dobbiamo vivere: la parola di Dio e Gesù Cristo incarnato, Figlio di Dio, che rimane nelle nostre chiese, nel tabernacolo.
Meditazioni per consacrate secolari (MCS), 68. Spiritualità paolina, p.483-488.
Ora un'altra riflessione, o meglio un altro argomento. Voi sapete come è costituita la Famiglia Paolina: in primo luogo c'è la Pia Società San Paolo, poi le Figlie di San Paolo, le Pie Discepole, le Suore Pastorelle per le Parrocchie, le Apostoline, voi Annunziatine, i Gabrielini e i Sacerdoti di Gesù Sacerdote. A tutto questo si aggiunge l'Unione dei Cooperatori. La Famiglia Paolina ha un raggio molto ampio; è come una iniziativa universale. A tutti è riuscita a far del bene e vi sono i mezzi per arrivare a far del bene un po' dappertutto. Supponiamo, con i periodici, con le pubblicazioni che arrivano ad alto numero, per esempio, Famiglia Cristiana che ha già un milione e mezzo di copie, che arrivano alle famiglie. E poi c'è tutta l'altra produzione. La Famiglia Paolina ammette tutte le attività pastorali, tutte le loda, le incoraggia, le sostiene. Da qualunque parte si possa far del bene, tutte le iniziative che hanno l'approvazione della Chiesa e che servono per la salvezza delle anime, tutto ciò che è buono, niente è escluso. Anzi è bene inventare nuove iniziative, mentre si inventano tanti mali nuovi e tanti disordini.
Con questo rispondo alla domanda che mi è stata fatta varie volte, e vediamo un po' se posso spiegare meglio.
Anzitutto il carattere nostro è l'universalità. Tutto quello che si può fare di bene, tutto quello che è approvato dalla Chiesa, tutto quello che serve a glorificare Dio e a sentire le anime. Purché salviamo le anime, ovunque si vada e qualsiasi sia l'iniziativa, è sempre nel nostro spirito. Per questa universalità, bisogna considerare Gesù Cristo Via, Verità e Vita: c'è tutto il Vangelo. Poi il Vangelo come ce lo spiega e ce lo porta alla pratica san Paolo.
Gesù Cristo è venuto a salvare gli uomini ed Egli si è dichiarato: «Sono la Via, sono la Verità, e sono la Vita» (Gv 14,6). Tutto viene compreso: «sono la Via», cioè la morale; «sono la Verità»: la teologia, l'insegnamento teologico, il catechismo nelle sue parti; «sono la Vita»: la grazia.
Ora cosa bisogna dire, riguardo alla via? Occorre far camminare cristianamente gli uomini. Quando Gesù stava per lasciare gli Apostoli, era vicino alla conclusione della sua vita, disse: «Andate e insegnate» (Mt 28,19). Che cosa? Quel che Gesù aveva insegnato, cioè le verità. Poi: «guidate le anime», fate in maniera che vivano come io ho insegnato; è quello che riguarda la morale; poi: «battezzate», cioè date alle anime la grazia per mezzo del battesimo. Dopo il battesimo seguono gli altri sacramenti, particolarmente la confessione, la comunione, eccetera.
Cosicché abbracciamo tutto. E come Gesù Cristo ci ha dato un Vangelo completo, perché noi possiamo vivere con pensieri di cielo, con opere di cielo, con desideri di cielo e con la possibilità di arrivare al cielo, ecco S. Paolo così lo ha applicato. Lo ha applicato in due maniere: predicando, e praticando. Quanti sono i suoi viaggi apostolici! Ha predicato per mezzo delle sue Lettere, dei suoi discorsi che ha tenuto qua e là, delle sue esortazioni, eccetera; poi con i suoi esempi egli ci ha portato a comprendere e a vivere il Vangelo.
Quindi la nostra spiritualità qual è? È Gesù Cristo Via, Verità e Vita. E come ci è presentato Gesù Cristo? Nella forma e nelle attività di S. Paolo. Quindi quando S. Paolo dice: «Donec formetur Christus in vobis» (Gal 4,19), perché in voi si formi Gesù Cristo, cioè, perché siate veri cristiani, questo voleva e questa era la sua attività. E quello che risulta da tutte le sue Lettere; qualcuna è andata perduta, in quei primissimi tempi della Chiesa, ma quattordici Lettere si sono ancora conservate. Leggere la vita di S. Paolo.
[…]
Allora specialmente adoperiamo i mezzi tecnici come centro della Famiglia Paolina. I mezzi sono quelli approvati nel Decreto della seconda sessione del Concilio Vaticano II, che si chiamano «strumenti della comunicazione sociale» e che servono per tutto, e sono: la stampa, il cinema, la radio e la televisione, quando sono ispirati da principi sani e cristiani. Ora ci sono anche i dischi e poi molti altri nuovi mezzi tecnici che servono come mezzi della comunicazione sociale.
[…]
Avanti! Amare la Famiglia nostra, tutti insieme la Famiglia Paolina.
_____________________
[1] Questo capoverso è stato aggiunto a mano dall’A., che qui usa la prima persona singolare. Il testo evangelico è tratto da Lc 15,18-19 (parabola del Figlio prodigo).
[2] «In Cristo e nella Chiesa»: cf 1Cor 1,2; Ef 3,21.
[3] La citazione completa, dal latino della Vulgata, è la seguente: «Et cum essemus mortui peccatis, convivificavit nos in Christo, cujus gratia estis salvati, et conresuscitavit et consedere fecit in cœlestibus in Christo Jesu...»: «Da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù...» (Ef 2,5-6).
[4] Don Alberione trova in questa espressione di San Paolo la parola-chiave che apre e descrive tutto il mistero d’amore che Dio ha manifestato in lui e nella Famiglia Paolina, a beneficio del mondo intero.
[5] Cf Ef 3,10. La citazione completa è: «Ut innotescat principatibus et potestatibus in cœlestibus per Ecclesiam multiformis sapientia Dei»: «Perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio...».
[6] Cf 1Cor 3,22-23.
[7] Cf Lc 1,46-55 per tutto l’inno del Magnificat.
[8] Disgelo.
[9] Si ricordi il grido di Karl Marx (1818-1883) che incitava gli operai alla lotta di classe: «Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!» (Manifesto del Comunismo, 1848). Compagno e avversario di Marx al parlamento di Berlino era il celebre Vescovo di Magonza, Wilhelm von Ketteler (1811-1877), deputato del Centro cristiano sociale. I suoi richiami all’unità dei cattolici furono raccolti dai sociologi cristiani facenti capo al “Volksverein” e all’Unione di Friburgo, fra i quali il Toniolo. – Il Ketteler era familiare ai primi paolini per la sua affermazione: «Se San Paolo vivesse oggi, si farebbe giornalista».
[10] Qui la congiunzione “e” sta per il pronome “ai quali”.
[11] Cf Mc 12,30. L’A., conforme allo schema “mente-volontà-cuore”, corregge la citazione di Marco, facendo passare l’«amare con tutto il cuore» dal primo al terzo posto.
[12] Cf Mt 19,29.
[13] Il trasloco dalla casa in affitto sita in via Vernazza alla dimora propria, nel primo tronco di Casa San Paolo, fu effettuato il 10 agosto del 1921.
[14] Cf AD 151ss.
[15] Questa “pena”, «come una spina affondata nel cuore» (cf 2Cor 12,7), si comprende meglio alla luce di un racconto parallelo del 1938: «Quando si doveva acquistare questo terreno, i giovani son venuti a ricrearsi in questo luogo: io guardavo in su e in giù... e pensavo se era volontà di Dio che affrontassi queste spese... e mi è sembrato di essermi un momento addormentato: il sole splendeva finché le case si costruivano; poi il sole si oscurava, e io vedevo che il dolore più grande era dato da quelli chiamati da Dio, che poi avrebbero abbandonato la vocazione...» (MV 138). Si rilevi qui l’aggiunta manoscritta dell’A. che esclude ogni riferimento al numero “200”.
[16] Cf Ef 2,7: cf più sopra AD 4 e le note relative.
[17] Cioè Francesco Chiesa.
[18] Era Mons. Giuseppe Francesco Re, già più volte citato nelle note. Nacque il 2.12.1848; divenne Vescovo di Alba il 30.12.1889; morì il 17.1.1933.
[19] Il soggetto dell’inciso tra parentesi è, ovviamente, Don Alberione.
[20] La “stampa diocesana”, ovvero il giornale a cui allude l’A., è la Gazzetta d’Alba, settimanale fondato nel 1882 dal predecessore Mons. Lorenzo Pampirio (Vescovo dal 1879 al 1889). La direzione del periodico fu affidata a Don Alberione la sera dell’8 settembre 1913.
[21] «Minor pusillanimità» fu aggiunto a mano dall’A. sul ds.
[22] L’Istituto sta per tutte le istituzioni da lui via via fondate.
[23] L’espressione “Famiglie Paoline” (plurale, che presto lascerà posto al singolare, indicante l’insieme delle istituzioni) viene subito precisata col termine “congregazioni”. Alla fine del 1953 erano le quattro elencate. Mancavano le Suore Apostoline e tutti gli Istituti aggregati.
[24] «Ci ha riuniti tutti insieme l’amore di Cristo... Noi formiamo, qui riuniti, un solo corpo: evitiamo di dividerci tra noi» (Messale Romano, Giovedì Santo, Cena del Signore).
[25] Altrice (da àlere = nutrire): colei che alimenta. – Cf F. Pierini, Ruolo della Società San Paolo “altrice” della Famiglia Paolina secondo Don Alberione, in Il ministero dell’unità nella F.P., Ed. Archivio Storico Generale della F.P., Roma 1987, pp. 135ss.
[26] «Ed al premio eterno»: aggiunta manoscritta.
[27] Due congregazioni della Famiglia Paolina hanno San Paolo come speciale patrono, la Società San Paolo e la Pia Società Figlie di San Paolo. La loro spiritualità è basata sulle Lettere di San Paolo e sulla vita apostolica come risulta dagli Atti degli Apostoli. Anche gli altri Istituti della Famiglia Paolina hanno dell’Apostolo Paolo lo spirito e la devozione.
[28] P.M. = Primo Maestro. «L’Abate Serafini Mauro o.s.b. (1859-1925) Segretario (dal 1918) della Sacra Congregazione dei Religiosi, aveva suggerito il termine “Maestro” come qualifica propria del Superiore Generale della erigenda Pia Società di San Paolo. In realtà nel decreto di monsignor Giuseppe Francesco Re, del 12 marzo 1927, si trova il titolo di “Primo Maestro” della Pia Società di San Paolo, riferito al Fondatore della medesima. Il titolo “Primo Maestro” divenne in seguito familiare, e sostituì quello di “Signor Teologo”» (cf G. Barbero, Nel XIX Centenario del martirio di S. Paolo: Il Sacerdote Giacomo Alberione e gli Istituti Paolini, in Palestra del Clero, 46 [1967] 246-261). Successivamente (il 28.7.1929), il Fondatore stesso invitò i membri della Famiglia Paolina a chiamarlo col nome di “Primo Maestro”. – La “guarigione” cui allude qui il Fondatore avvenne nel 1923.
[29] Il primo messalino, con testi latini e traduzione italiana, venne pubblicato ad Alba (Cuneo) nel 1935; fu redatto da quattro paolini: A.G. Colasanto, G.B. Chiesa, A.B. Nosetti e A.B. Segato.
[30] Il Bollettino Parrocchiale Liturgico iniziò le pubblicazioni nel 1932.
[31] Le Pie Discepole del Divin Maestro sono la seconda Congregazione femminile fondata da Don Alberione. Hanno tra i loro apostolati primari il vivere e far vivere la liturgia. Dal 1952 pubblicano il mensile La vita in Cristo e nella Chiesa, una rivista liturgica destinata agli operatori pastorali.
[32] Le parrocchie cui allude sono probabilmente: quella di S. Bernardo a Narzole, dove Don Alberione fu vicecurato nel 1908; quella di S. Pietro in Vincoli a Benevello; quella dei Ss. Cosma e Damiano ad Alba. Ma potrebbe anche trattarsi del Duomo (cf AD 104ss) oppure della parrocchia di Guarene (cf M.L. Ricci, Madre M. Scolastica Rivata, Roma 1996, p. 28).
[33] Cf G. Barbero, Storia della pastorale: pastorale pratica e pastorale teorica del sacerdote Giacomo Alberione (1884-1971), in Palestra del Clero 52 (1973) 311-317.
[34] Cf Mt 28,19; Mc 16,15.
[35] La realizzazione concreta di tale congregazione cominciò solo nel 1936, e si compì nel 1938 (cf AD 46 e nota relativa).
[36] Un primo tentativo di attuare questo vasto programma fu compiuto da Don Alberione negli anni Trenta, incaricando un gruppo di chierici e giovani sacerdoti paolini di preparare libri di testo per le scuole ginnasiali e liceali, su tutte le materie dei programmi scolastici: Letteratura, Scienze, Storia, ecc. Suggerì il metodo e ne seguiva l’esecuzione. Lo sforzo maggiore fu tuttavia quello di avviare, negli anni ’50, la enciclopedia su Gesù Maestro. Cf più avanti, AD 185-200, e CISP 1195ss.
[37] Cf sopra, AD 64.
[38]“Ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male” (2 Cor 5,10).
[39] “Il cuore di Paolo era il cuore di Cristo”.
[40]“Anche a noi, peccatori... Ammettici a godere della loro sorte beata non per i nostri meriti ma per la ricchezza del tuo perdono” (Missale Romanum, Ordo Missae: Nobis quoque...).
[41]Il termine “altrice” applicato alla Società San Paolo in riferimento alla Famiglia Paolina compare nel 1953 per la prima volta, sul bollettino San Paolo, all’interno dell’articolo di Don Alberione, “Per una coscienza sociale”, e dunque nel contesto di un discorso sociologico, religioso ed ecclesiologico. Cf. Carissimi in San Paolo 1096s; cf. anche Abundantes Divitiae, nn. 25.33-35 (del 1953). “Altrice”, di origine latina, in italiano è vocabolo raro e di uso poetico. Cf. S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, UTET, 1961: “Altrice, sf. Poet. Alimentatrice, nutrice; generatrice, madre (in senso traslato). Cf. anche il contributo “Ruolo della Società San Paolo ‘altrice’ della Famiglia Paolina secondo Don Alberione” di F. Pierini in: Il Ministero dell’unità nella Famiglia Paolina (V Incontro dei Governi generali, Ariccia, 12-20 settembre 1987), Roma 1987, p. 135-159, e il documento conclusivo (“Concetto e funzione di ‘altrice’ nella Famiglia Paolina oggi”) alle p. 161-165.
[42]“Il popolo di Cristo” e “altre pecore che non sono di quest'ovile: anche quelle bisogna condurre a Cristo, affinché ci sia un solo ovile e un solo Pastore” (cf. Gv 10,16).
[43]“Conformi all'immagine del Figlio di Dio, eredi di Dio, coeredi di Cristo” (Rm 8,29; 8,17).
[44]“Ci ha radunati l'unico amore di Cristo”.
[45]“Perché siano una sola cosa” (Gv 17,21).
[46]“I due saranno una carne sola” (Gn 2,24).
[47]“Un aiuto che gli sia simile” (Gn 2,18).
[48]“Perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).
[49]“Salve, Regina, madre di misericordia, vita” (Inno Salve Regina).
[50]“Avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
[51]“E il Verbo si fece carne” (Gv 1,14).
[52]“Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Ga 2,20).
[53]“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28).
[54]“Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15).
[55] Fino ai primi anni ’50 del Novecento, la terminologia dello stesso Fondatore variava spesso dal plurale (Famiglie, singoli istituti) al singolare (Famiglia Paolina, per intendere l’insieme di essi come organismo unitario). L’espressione plurale, che presto lascerà il posto al singolare, viene qui precisata col termine “congregazioni”. Alla fine del 1953 erano le quattro elencate; non erano ancora nate le Suore Apostoline e gli Istituti aggregati. – Su tutta questa tematica, presente nel contemporaneo testo di Abundantes divitiæ (nn. 33-35, con identica formulazione), Don Alberione ritornò nel 1960 con tre interventi (cf. Ut perfectus sit homo Dei, I, 19-20; I, 375-382; III, 180-191).
[56] Dalla sequenza Ubi caritas et amor: «Ci ha riuniti tutti insieme l’amore di Cristo... Noi formiamo, qui riuniti, un solo corpo: evitiamo di dividerci tra noi» (Messale Romano, Giovedì Santo, Cena del Signore).
[57] Sul significato di “altrice” si veda la relazione di F. Pierini ssp, Ruolo della Società San Paolo altrice della Famiglia Paolina, in Il ministero dell’Unità nella F.P., V Incontro dei Governi Generali, Ariccia, Settembre 1987, Ediz. Arch. St. Gen. F.P., pp. 135-160.
[58] Questo brano (fino al titolo “Relazioni nella nazione”) è stato aggiunto nel volumetto Alle Famiglie Paoline.
[59] Qui “San Paolo” sta per “Pia Società San Paolo”.
[60] Era questa la denominazione dei Cooperatori in quel tempo e fino al 1992, quando venne approvato il nuovo Statuto. Ora si denomina “Associazione Cooperatori Paolini”, il cui bollettino proprio è Il Cooperatore Paolino.
[61] Cf. San Paolo, Nov. 1953, p.7: «Per la Direzione delle edizioni: l’Ufficio Edizioni, nella Casa Generalizia, va sempre meglio stabilendosi... Oltreché per l’Italia, lavorerà anche per un graduale coordinamento con le case estere, in ordine alla redazione e scelta delle edizioni».
[62] Cf APD 1963, pp. 330–337. In questa meditazione, il PM mettendo in evidenza l’ufficio mariano delle Pie Discepole per le vocazioni sacerdotali, le esorta alla preghiera per le vocazioni, e accenna alla Pia Unione Preghiera, Sofferenza e Carità per tutte le vocazioni, confermata e riconosciuta da Giovanni XXIII il 19 febbraio 1963 (cf Le Associazioni della Famiglia Paolina, Roma 1963, pp. 86–96).