Il brocardo "nemo plus iuris in alium transferre potest quam ipse habet" esprime il principio del diritto civile secondo il quale non si può trasmettere ad altri un diritto che non si ha o un diritto più ampio di quello che si ha. Esso a sua volta specifica quanto espresso, sempre nel diritto, dalla locuzione "nemo dat quod non habet" ("nessuno può dare ciò che non ha ").
La frase risale al giurista romano Domizio Ulpiano e si legge in un brano dei libri Ad edictum, inserito dai compilatori giustinianei nell'ultimo libro del Digesto, dedicato alle regulae iuris (D. 50.17.54: Ulpianus libro XLVI ad edictum)
Richiamare questo principio è importantissimo soprattutto in ordine alla ricerca di una sempre maggiore convergenza e complementarietà tra la dimensione spirituale e la vita apostolica che ogni membro della nostra Congregazione e della nostra Famiglia religiosa è chiamato a vivere per potersi dire pienamente “Paolino”
Nel contesto della Società San Paolo e della Famiglia Paolina, volute da don Alberione perché si richiamassero costantemente alla vita e all’opera dell’Apostolo Paolo, a tal punto da essere concepite e dunque definite dallo stesso Beato Giacomo quali “San Paolo oggi vivente in un corpo sociale” (SP, ottobre 1954), la vita spirituale è il fondamento imprescindibile dell'evangelizzazione autentica. La massima "nemo dat quod non habet" ("nessuno può dare ciò che non ha") che abbiamo appena richiamato risuona come un imperativo categorico per ogni membro della comunità paolina, poiché sottolinea l'importanza vitale di vivere profondamente il messaggio evangelico prima di condividerlo con gli altri.
San Paolo, il grande apostolo delle genti, non solo predicava con fervore il Vangelo, ma incarnava la sua verità nella sua vita quotidiana. Egli non solo parlava di amore e compassione, ma viveva in modo tale da incarnare questi valori in ogni sua azione e parola. Allo stesso modo, don Alberione comprese che l'evangelizzazione autentica non può sorgere da un'esperienza superficiale della fede, ma richiede un impegno radicale verso Cristo e una profonda intimità con Lui.
La vita spirituale alla scuola del Cristo Divino Maestro è il cuore pulsante della missione paolina. Solo coloro che hanno fatto dell'incontro personale con Cristo il centro della loro esistenza possono realmente comunicare la bellezza e la verità del Vangelo agli altri. Questo incontro non è semplicemente un evento passato, ma un processo continuo di conversione e approfondimento della relazione con Cristo.
Vivere alla scuola del Cristo Divino Maestro significa seguire i suoi insegnamenti, meditare sulla sua Parola e contemplare il suo mistero nella preghiera. Significa anche vivere i sacramenti della Chiesa con fervore e devozione, specialmente l'Eucaristia e la Confessione, che nutrono e rinnovano costantemente la nostra comunione con Cristo.
Su questo punto sembra indispensabile ricordare come specialmente la Visita eucaristica, sia da intendere come quotidiana ora di scuola ai piedi del Divin Maestro al fine di imparare direttamente da Lui non tanto le “parole” ma la “Parola” da comunicare al mondo. La Visita deve essere sentita come “caratteristica della pietà paolina”, luogo qualificato dell’incontro con Cristo: “È un incontro dell’anima e di tutto il nostro essere con Gesù... È l’amico che va al vero Amico...” (Cfr Libretto delle preghiera della FP). È questo in definitiva ciò che “dobbiamo avere” per “poterlo donare” agli altri, l’unico binomio di sicura efficacia spirituale apostolica: Eucaristia-Bibbia: dice don Alberione: “Eucaristia e Bibbia formano l’apostolo della stampa. Siano queste due cose inseparabili e inseparate nei vostri cuori” (Giacomo Alberione, Alle Figlie di San Paolo, 1941, p. 137; cfr. Vademecum, cit., 1058).
Solo quando si è immersi in questa vita spirituale profonda è possibile diventare veri strumenti dell'evangelizzazione. La testimonianza personale di una fede vissuta con autenticità ha un potere di attrazione e persuasione che nessun argomento razionale può eguagliare. È attraverso la coerenza tra ciò che si predica e ciò che si vive che si trasmette efficacemente il messaggio evangelico agli altri.
Inoltre, una vita spirituale intensa è indispensabile per affrontare le sfide e le difficoltà che inevitabilmente si presentano nel lavoro di evangelizzazione. Solo chi ha radici salde nella fede può resistere alle tentazioni, alle persecuzioni e alle delusioni che possono incontrare lungo il cammino dell'annuncio del Vangelo.
Il vero religioso della Società San Paolo, seguendo l'esempio di San Paolo e del Beato Giacomo Alberione, non può essere un reale evangelizzatore se non vive prima un'intensa vita spirituale alla scuola del Cristo Divino Maestro. Solo coloro che hanno sperimentato personalmente la grazia trasformante del Vangelo possono comunicarla in modo convincente agli altri. Ecco perché la vita spirituale è il cuore pulsante della missione paolina, e senza di essa, l'evangelizzazione rischia di diventare vuota retorica anziché annuncio vivo e efficace della buona notizia di Gesù Cristo. In interiore homine habitat Veritas! (Sant’Agostino, De vera religione, XXXIX, 72).